In chiave docimologica, le scale sono intese come strumenti che consentono di operare misurazioni, ovvero di associare, secondo precise regole, un simbolo -per lo più un numero- ad un ‘oggetto’, costituito da un comportamento, una prestazione, una risposta dello studente che si considera segno di apprendimento. La misurazione che si ottiene permette di rappresentare l’elemento rilevato in forma non ambigua, creando i presupposti per il confronto fra rilevazioni ripetute o fra soggetti a proposito della medesima rilevazione. Si identificano diverse possibilità di misurazione, che corrispondono a vari tipi di scala. La scala nominale consente di classificare le qualità assunte come criterio di riferimento (ad esempio, l’accettabilità o meno degli esiti di una prova) con l’attribuzione di etichette nominali (che possono essere rappresentate anche da numeri); l’operazione consentita con l’impiego della scala nominale è il computo delle frequenze. La scala ordinale individua dei punti impiegando numeri che indicano una graduatoria rispetto alla presenza di una qualità che si vuole rilevare; la distanza tra tali punti (rango), che non è costante, consente di stabilire relazioni di minoranza, maggioranza, uguaglianza tra le variabili che si vogliono misurare. Gran parte della critica ai voti si è assestata sul fatto che essi, negli impieghi più diffusi nella pratica, farebbero riferimento, diversamente dalle attese, ad una scala ordinale, con distanze tra i valori non fissate in maniera univoca, ma largamente influenzate dal valutatore; le operazioni concesse dall’impiego di una scala ordinale sono l’individuazione della mediana e degli indici dei valori di posizione dei punteggi, quali i centili, i quartili, i decili, ma non la media aritmetica, prassi frequente nell’uso dei voti a scuola, possibile, di fatto, soltanto se si fa riferimento ad una scala ad intervalli. Nella scala ad intervalli la distanza tra due punti consecutivi è costante e l’intervallo assume un valore quantitativo univocamente determinabile, elemento che rende possibili operazioni quali il calcolo della media aritmetica, degli indici di dispersione, e così via; lo zero assume valore convenzionale e non indica assenza della qualità misurata. Si impiegano scale ad intervalli quando si utilizzano prove oggettive per la verifica dell’apprendimento.