Open source

In informatica, open source (termine inglese che significa sorgente aperta) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l’applicazione di apposite licenze d’uso. L’open source ha tratto grande beneficio da Internet, perché ha consentito a programmatori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto, mettendo in pratica la dimensione sociale e collaborativa della rete nonché l’idea di intercreatività che aveva ispirato il suo fondatore Tim Berners Lee. I software open source attualmente più diffusi sono Firefox, Gimp, oltre ad un gran numero di progetti rivolti non all’utente finale ma ad altri programmatori. Sono inoltre degne di nota le famiglie di sistemi operativi BSD, GNU, Androide,  Linux i cui autori e fautori hanno contribuito in modo fondamentale alla nascita del movimento. Va segnalato anche la disponibilità di piattaforme ( LMS o CMS) per la gestione on line dei processi di insegnamento/apprendimento, tra queste va ricordata Moodle. La scelta open source ha permesso la costruzione di una comunità  molto attiva,  che sta lavorando a decine di migliaia di progetti, e che è portatrice di una filosofia per un uso democratico e aperto della rete e per la condivisione della conoscenza.

Il termine è complementare a quello di free software, cioè di software che può essere utilizzato senza alcun pagamento, quindi gratuito. Molti software didattici sono messi a disposizione in modo free e sono molto utili per un contesto scolastico in cui le risorse finanziarie sono meno disponibili. Alla filosofia del movimento open source si ispira il movimento open content (contenuti aperti): in questo caso ad essere liberamente disponibile non è il codice sorgente di un software ma contenuti editoriali quali testi, immagini, video e musica. Wikipedia è un chiaro esempio dei frutti di questo movimento.