a cura di Alessandra Carenzio
Skinner (1904-1990) è stato un noto psicologo statunitense dell’università di Harvard (dove ha insegnato dal 1958 al 1974) e rappresentante del comportamentismo, corrente che ha rivoluzionato la psicologia individuando nel comportamento l’unica unità di analisi che vale la pena di studiare scientificamente, proprio in virtù del fatto che è osservabile da parte del ricercatore (escludendo tutto ciò che è astratto e soggettivo).
Gli studi che lo hanno reso famoso riguardano l’analisi del comportamento e delle relazioni con il rinforzo e, nello specifico, con le occasioni nelle quali una determinata risposta ha preceduto una ricompensa data, definendo una forma di condizionamento (quello operante) diversa dal paradigma classico legato alla figura di Pavlov.
L’esperimento che consente a Skinner di sviluppare il paradigma del condizionamento operante è il seguente: Skinner mise dei piccioni, preferiti ai ratti perché più rapidi nei movimenti, in una gabbia speciale (la cosiddetta camera di condizionamento operante o Skinner-box) dotata di una griglia elettrica associata a un generatore di corrente e di alcuni stimoli di discriminazione, sia vocali che luminosi, all’interno della quale la somministrazione del cibo avveniva attraverso la pressione del becco su una leva (l’oggetto da manipolare per ottenere il rinforzo).
Il condizionamento operante, in sostanza, inverte il procedimento classico del condizionamento pavloviano: la risposta precede lo stimolo che ha la funzione di rinforzo. Nel caso di Pavlov, il cane salivava al suono del campanello associato alla presentazione del cibo (il campanello è lo stimolo, la salivazione la risposta). Nel caso di Skinner, una risposta non deve necessariamente essere vincolata allo stimolo dato, semmai è legata alla possibilità di ricevere una ricompensa che funziona da stimolo al comportamento, che quindi è volontario. Il rinforzo è una sorta di condizione o variabile che aumenta la possibilità che una data risposta si verifichi. Maggiore è il rinforzo e maggiore è la velocità di apprendimento da parte del soggetto e, allo stesso tempo, l’efficacia del rinforzo dipende anche dal tempo nel quale viene somministrato (se è immediato avrà quindi più valore e un ritardo nella somministrazione può inficiare il processo).
Il comportamento umano, secondo Skinner, è controllabile e prevedibile grazie alla capacità di gestire gli stimoli provenienti dall’ambiente, nello specifico quelli che precedono il comportamento (“stimoli antecedenti”) e quelli che lo seguono (“stimoli conseguenti”). Certamente, le situazioni di laboratorio e la possibilità di controllo sulle variabile è distante dalla realtà.
Il lavoro di Skinner non si ferma qui. Come lo stesso autore racconta, in occasione di una visita presso la classe della sua primogenita ebbe modo di osservare lo svolgimento di una lezione di matematica, uscendone con una idea: la teaching machine, o macchina per insegnare. Poiché gli alunni non avevano modo di conoscere la soluzione del problema svolto, prima di mettere testa sul successivo, con la conseguenza di non esercitare alcun controllo sul processo di apprendimento e di modificare il proprio comportamento se non a conclusione del lavoro, era necessario creare le condizioni affinché questo fosse possibile, venendo in aiuto dell’insegnante. La macchina per insegnare voleva andare in questa direzione, presentando agli alunni una serie di problemi – in sequenza randomizzata – con un feedback dopo ognuno di essi, rinforzando abilità già in atto (senza in sostanza insegnare nuovi comportamenti). Si trattava solo di una bozza, potremmo dire, sfociata in modelli più evoluti di istruzione programmata, con step ordinati funzionali all’acquisizione di nuove abilità a seguito di una progressiva riduzione degli aiuti forniti agli alunni. L’assenza di tecnologia adeguata negli anni ’50 dello scorso secolo richiedeva, però, la presenza di libri, riducendo il peso dell’istruzione programmata (se gli alunni leggono le soluzioni, tutta l’impalcatura studiata da Skinner cade miseramente).
Le implicazioni del pensiero di Skinner in campo educativo sono significative, se consideriamo il peso del feedback del docente (o dei pari), l’importanza dei materiali con i quali l’apprendimento viene supportato e di come essi vengono presentati, distribuiti e sottratti dal setting (spiegando bene il compito e dividendolo in step accessibili e progressivi per difficoltà, fornendo feedback costanti fino a ridurre il rinforzo).
BIBLIOGRAFIA DI BASE
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B. F. Skinner Fonundation: http://www.bfskinner.org/bfskinner/Home.html