Freinet

a cura di Ljuba Pezzimenti

Célestin Freinet, educatore e pedagogista, nasce a Gars, in Francia, nel 1896 e muore a Saint-Paul de Vence nel 1966.

È considerato il massimo esponente dell’attivismo francese. Tuttavia egli, pur essendosi ispirato a figure autorevoli quali Dewey, Claparède, Cousinet, Decroly, Montessori, non volle mai considerarsi l’esponente di una corrente, ma un maestro, poiché la sua convinzione era che sebbene quei medici, psicologi, filosofi «seminavano al vento il buon seme di un’educazione liberata, non erano loro a grattare la terra dove avrebbe germogliato la semenza […] Lasciavano obbligatoriamente queste cure ai tecnici della base, che in mancanza di organizzazione, di strumenti e di tecniche, non pervenivano a tradurre i loro sogni in realtà» (Freinet, 1969, pp. 8-9). Freinet era uno di quei tecnici, convinto che la «liberazione pedagogica» (ibi, p. 10) sarebbe partita dal basso, dagli stessi educatori.

Egli fu il fautore di una scuola e di una pedagogia moderne, che sostituivano all’autorità del maestro, alla netta separazione tra scuola e vita, la libera espressione dell’alunno e il mantenimento del legame tra realtà scolastica e realtà pre-scolastica.

Alla base di questo movimento innovatore vi furono alcune ragioni. Innanzitutto le condizioni di salute di Freinet: egli, invalido di guerra per ferite ai polmoni, non poteva praticare quella che definiva una “pedagogia della saliva”, ovvero la tradizionale conduzione della classe in cui il maestro “domina con la voce la passività degli scolari” (ibi), cercando con difficoltà di mantenere viva la loro attenzione.

In secondo luogo la sua fede marxista, che lo portava a credere nella scuola come nell’unica possibilità di riscatto sociale per tutti gli uomini attraverso l’esercizio della parola, la sollecitazione delle strutture cognitive, l’attività manuale, forma anch’essa di cultura e di sviluppo di conoscenza.

In terzo luogo l’adesione a un pensiero pedagogico che poneva al centro del processo educativo il bambino, con i suoi interessi, le sue aspirazioni, i suoi bisogni; il che non significava spontaneismo, ma concezione dell’educando come soggetto attivo e interessato. A tal fine, per Freinet, doveva esserci continuità tra scuola e vita. Per assecondare il naturale sviluppo del bambino e per suscitare il suo interesse, l’alunno doveva poter fare e sperimentare, non semplicemente ascoltare e riprodurre modelli già costituiti. In questo senso Freinet parlava anche di una “pedagogia del buon senso” (Freinet, 1962), in cui la natura e la realtà rurale danno insegnamenti alla scuola e ai suoi educatori, e di una “pedagogia popolare” (Freinet, 1966), in cui l’educatore, interessandoli, riesce a coinvolgere tutti i suoi alunni e a dare a tutti gli strumenti per la loro “liberazione”.

Quello che Freinet propone con la sua pedagogia moderna non è un metodo ma delle tecniche (Freinet, 1969): il metodo appartiene al suo ideatore e non è modificabile, le tecniche sono dei suggerimenti che gli insegnanti possono variare in base alle loro esigenze.

Le tecniche della proposta Freinet costituiscono «un complesso armonico […] in cui ognuna è lo sviluppo naturale e necessario della precedente» (ivi, 1969, p. XVI). Esse mettono in luce il ruolo centrale che il materiale e la sua attenta preparazione hanno per Freinet.

Elenchiamo le principali.

  1. La “lezione passeggiata”: prima tecnica per collegare la scuola alla vita, prevedeva l’uscita da scuola per andare a osservare la campagna e il villaggio. Al rientro in classe, dopo aver discusso di quanto osservato, veniva scritto il resoconto della passeggiata.
  2. Il “testo libero”: gli alunni lo scrivevano per raccontare propri vissuti, esperienze, emozioni. La sua forza motivante risiedeva nel fatto che esso veniva scritto per essere letto alla classe. Tra tutti i testi se ne sceglieva uno che sarebbe stato stampato e utilizzato per la corrispondenza interscolastica. Il testo libero motivava inoltre all’esercizio della lettura – non più estranea all’interesse di alunni e maestro – e dava l’avvio ad ulteriori attività.
  3. La “stampa”: permetteva di produrre quello che oggi chiameremmo un artefatto, in cui non solo si concludeva e conservava il lavoro dell’alunno, ma che consentiva l’apertura verso l’esterno, con la corrispondenza interscolastica.
  4. La “corrispondenza interscolastica”: era un’ulteriore fonte di motivazione alla scrittura. Le classi delle scuole che vi partecipavano si scambiavano settimanalmente un testo libero scelto e stampato. L’unione dei testi stampati di un anno costituiva il giornale di classe e il “libro di vita” (Freinet, 1969; 1974).

Un aspetto fondamentale dall’azione pedagogica di Freinet fu la cooperazione, che chiese e ottenne dai suoi allievi, che realizzò con la corporazione degli insegnanti con i quali costituì la cooperativa per l’insegnamento laico (CEL), che gli permise di aprire la prima École Freinet nel 1935 a Vence, nonché di costituire nel 1957 la FIMEM, Féderation Internationale des Mouvements de l’École Moderne.


BIBLIOGRAFIA: TESTI DELL’AUTORE

Freinet C., 1962, I detti di Matteo (Una moderna pedagogia del buon senso), La Nuova Italia, Firenze. Ed. originale 1959.
Freinet C., 1969, Le mie tecniche, La Nuova Italia, Firenze. Ed. originale, Les techniques Freinet de l’École Moderne, 1967, Librerie Armand Colin, Paris.
Freinet C, Freinet E., 1966, Nascita di una pedagogia popolare, La Nuova Italia, Firenze. Ed. originale, Freinet E., 1949, Naissance d’une pédagogie populaire, Éditions de l’école moderne française, Cannes.
Freinet C., 1971, L’apprendimento della lingua secondo il metodo naturale, La Nuova Italia, Firenze. Ed. originale, 1968, La méthode naturelle, 1. L’apprentissage de la langue, Delachaux et Niestlé, Neuchâtel-Paris.
Freinet C., 1974, La scuola moderna, Loesher Editore, Torino. Ed. originale, L’école moderne française, 1946.
Freinet C., 1972, Saggio di psicologia sensibile (applicata all’educazione), Le Monnier, Firenze. Ed. originale, 1950-1968.
Freinet C., 1973, La scuola del popolo, Editori Riuniti, Roma. Ed. originale, 1969.
Freinet C., 1977, L’educazione del lavoro, Editori Riuniti, Roma. Ed. originale, 1967.
Freinet C., 1977-78, La scuola del fare. Principi (vol. I), e La scuola del fare. Metodi e tecniche (vol. II), Emme Ed., Milano.
Freinet C., 1978, L’apprendimento della scrittura, Editori Riuniti, Roma. Ed. originale 1971.
Freinet C., 1980, L’apprendimento del disegno, Editori Riuniti, Roma. Ed. originale, 1969.


PRINCIPALE BIBLIOGRAFIA SULL’AUTORE

Pettini A., 1968, Célestin Freinet e le sue tecniche, La Nuova Italia, Firenze.
Piaton G., 1979, Il pensiero pedagogico di Freinet, La Nuova Italia, Firenze.
Bellatalla L. (ed.), 1999, 1968-1998: Célestin Freinet e Bruno Ciari: un bilancio tra passato e futuro, Ricerche Pedagogiche, Pisa.


RISORSE ON LINE

http://www.dubladidattica.it/freinet.html : sito dedicato alle innovazioni didattiche di Freinet
http://www.mce-fimem.it/sardegna/documenti/pdf/CF.pdf : link a un testo su Freinet in formato pdf
http://www.ibe.unesco.org/fileadmin/user_upload/archive/publications/ThinkersPdf/freinete.pdf : link all’articolo di Louis Legrand «Célestin Freinet», in Prospects: the quarterly review of comparative education, Paris, UNESCO: International Bureau of Education, vol. XXIII, n. 1/2, 1993, p. 403-18.