a cura di Slivia Fioretti
L’epistemologia formale intende indagare le condizioni di validità della conoscenza definendone i criteri e i principi per definire tale conoscenza come ‘scientifica’. Un esempio di tali criteri è rappresentato dal principio di falsificabilità teorizzato da Popper. Il principio di falsificabilità è un criterio di demarcazione, serve a distinguere ciò che è scientifico da ciò che scientifico non è, senza esprimere nessun giudizio sul senso degli asserti scientifici. Il criterio di demarcazione è dato dalla falsificabilità di un sistema, cioè non dal fatto che tale sistema possa essere valido per sempre ma che la sua forma logica sia tale da poter essere confutato dall’esperienza. Per Popper una teoria può essere considerata scientifica, almeno temporaneamente, solo se, nonostante i vari tentativi di confutazione che sono stati intrapresi, non è stata falsificata di fatto.
La falsificabilità come criterio di demarcazione
[…] Queste considerazioni suggeriscono che la scienza è conoscenza per ‘congetture e confutazioni’ e ‘consiste nell’audace formulazione di teorie, nel tentativo di mostrare che tali teorie sono erronee e nella loro accettazione se i nostri sforzi critici non hanno avuto successo’. Le teorie non sono il prodotto di inferenze a partire da una collezione di osservazioni, sono invece ‘tentativi di indovinare’, ‘congetture’, e questo procedimento è razionale a patto che si sia disposti a controllarne criticamente (cioè a tentare di falsificare) siffatti tentativi. Il che è possibile sole se si assume come criterio di demarcazione il principio di falsificabilità: accettando che le asserzioni universali o leggi di natura siano ‘asserzioni genuine parzialmente dedicibili […] asserzioni, cioè, che per ragioni logiche sono verificabili ma, in modo asimmetrico, soltanto falsificabili”. Infatti, sebbene nessun numero per quanto grande di asserzioni osservative riportanti osservazioni di corvi neri ci permette di derivare logicamente – e quindi giustificare o verificare- l’asserzione universale “Tutti i corvi sono neri”, ‘è sufficiente l’asserzione, che può essere sottoposta a controlli intersoggettivi, che allo zoo di New York c’è una famiglia di corvi bianchi’ per falsificarla:
Queste considerazioni suggeriscono che, come criterio di demarcazione, non si deve prendere la verificabilità di un sistema ma la sua falsificabilità. In altre parole: da un sistema non si esigerà che sia capace di essere valutato, una volta per tutte, in senso positivo; ma si esigerà che la sua forma logica sia tale che possa essere valutato, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico per essere scientifico deve poter essere confutato dall’esperienza.
Con Popper diremo allora che una teoria è scientifica se è ‘falsificabile’, vale a dire se essa ‘divide in modo non ambiguo la classe di tutte le asserzioni-base in due sottoclassi non vuote. Primo, la classe di tutte le asserzioni-base con le quali è contraddittoria (o che esclude o vieta): chiamo questa classe la classe dei falsificatori potenziali della teoria; secondo, la classe delle asserzioni-base che essa non contraddice (o che permette).
[…] Così Popper presenta la sua epistemologia dichiarando di aver conciliato (i) il principio dell’empirismo, secondo il quale solo l’esperienza può decidere sulla verità o falsità di un asserto, e (ii) il rifiuto delle inferenze induttive. È infatti un tipo di inferenza strettamente deduttiva, e più precisamente il modus tollens della logica classica, quel ‘modo d’inferenza falsificante’ che consente la falsificazione delle ipotesi attraverso la negazione delle conseguenze da esse implicate.
Se così è, allora il meglio che possiamo dire di un’ipotesi è che finora è stata capace di mostrare quello che vale, e che ha avuto più successo di quanto non ne abbiano avuto altre ipotesi, benché, in linea di principio, non possa mai essere giustificata o verificata e neanche si possa mostrare che è probabile.
Nel caso in cui la teoria abbia resistito ai severi tentativi escogitati per falsificarla, diremo con Popper che la teoria in questione è ‘corroborata’. Ugualmente la corroborazione o meglio il ‘grado di corroborazione’ non ha, secondo Popper, implicazioni induttive; essendo ‘un conciso resoconto valutativo dello stato (a un certo tempo t) della discussione critica della teoria, riguardo al modo in cui risolve i suoi problemi, al suo grado di controllabilità, alla severità dei controlli cui è stata sottoposta, al modo in cui li ha superati.
[Giorello G. (a cura di), Introduzione alla filosofia della scienza, Bompiani, Milano, 1994, pp. 30-34.]