a cura di Pascal Perillo
Dal latino fōrmare, la parola rimanda al significato del “dare forma a qualcosa”. Riferito a persone e in senso figurativo, formare assume il significato di condurre a maturità di forma o sviluppo mediante una serie di azioni intenzionali (come l’educare e l’istruire) o non intenzionali (come la fruizione dei mass media). Formare qualcuno significa incidere, intenzionalmente o non intenzionalmente, sul suo processo di crescita che, in quanto tale, è globale e costantemente in fieri e caratterizzato da continue rotture e ricostruzioni.
Se nel linguaggio comune l’espressione “essersi formati” significa aver assunto la forma matura o essere cresciuti, in chiave pedagogica essa non può essere letta in termini di compiutezza. Si tratta di una composizione mediante l’unione, vale a dire della configurazione di una forma armonica (come la composizione musicale) frutto dell’unione armoniosa di più facoltà o elementi (l’unione di suoni diversi che concorrono a formare una composizione armoniosa).
Formare e formarsi sono dimensioni univoche di un processo unico e incompiuto: un processo lifelongcostantemente legato alle trasformazioni culturali, sociali, politiche ed economiche. Il processo formativo (che unisce il formare al formarsi) è un processo di crescita e di cambiamento costante di cui è protagonista attivo il soggetto-persona nel suo prender forma lungo tutto l’arco della vita, in interazione con l’ambiente, attraverso un gioco dialettico tra soggettività e oggettività. Si tratta di un «processo bio-antropologico […] che si compie attraverso un intenso scambio dialogico con l’oggettività sociale e culturale».
In quanto “dar forma”, l’azione del formare si configura come processo attraverso cui le istituzioni intenzionalmente formative contribuiscono alla crescita culturale degli individui. Il formare non può però prescindere dal processo di auto-formazione (il formarsi), vale a dire che non si può formare senza coinvolgere nel processo intenzionale di formazione l’insieme dei diversi e variegati processi auto-costruttivi attraverso cui il singolo individuo elabora e trasfigura la cultura in maniera personale. Peraltro, se da un lato ogni persona si forma ed è formata, dall’altro lato tale processo non può non avvenire in relazione ad un ambiente, sia esso formale, non formale o informale, che incide, direttamente o indirettamente, sul processo del formare (la formazione).
Letto pedagogicamente in continuità con la paideia classica e con il modello ottocentesco di Bildung, l’azione e il porcesso del formare includono e completano le azioni e i processi dell’educare e dell’istruire. In questo senso, formazione è «processo educativo di massima sintesi, più alto perché più direttamente inerente al soggetto, che viene dopo l’inculturazione […] e dopo gli apprendimenti […], anche se reclama entrambi questi due processi per potersi costruire. Nella formazione è il soggetto-persona, con il suo io/sé, con il suo ruolo dinamico nella società che viene messo più in luce, e l’iter che viene a costituirlo: il prender-forma, il formar-si». Il formare e il processo che ne deriva, la formazione, definiscono l’oggetto specifico della ricerca pedagogica e orientano tutta la riflessione teorica sul fatto educativo.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
F. Cambi, E. Frauenfelder (a cura di) (1995), La formazione. Studi di pedagogia critica, Milano: Unicopli, p. 22.
«La paideia è formazione di un uomo secondo un’idea che tende a de-storicizzarlo, ad universalizzarlo, a renderlo sintesi vissuta e punto di convergenza di tutto un universo (articolato) di cultura. E i Greci trasmettono alla civiltà occidentale questa idea di uomo modellato su un ideale, che si fa sintesi viva e autonoma del mondo, che coglie il proprio senso e valore in un processo di universalizzazione […]. Lapaideia si caratterizza così come processo ideale di un rapporto tra individuo, cultura e mondo (naturale e sociale), ma anche è processo di educazione che si compie nello spazio e nel tempo, nella società, nelle sue istituzioni […]». F. Cambi, E. Frauenfelder (a cura di), La formazione, cit., p. 38.
«La Bildung è stato un modello per pensare la formazione, questa categoria reggente del pedagogico, ma anche sfuggente, complessa e sottoposta spesso a forti amputazioni, a rischiosi rattrappimenti e che solo una riflessione filosofica – e questa è la prima lezione che ci viene dalla pedagogia della Bildung – permette di ben possedere e ben controllare. […] Si è trattato di un modello contro, prima di tutto: contro le pedagogie tecniche, parziali, separate dall’antropologia e risolte in chiave sociologica o politica o scientifica […]. La Bildung ha dato alla pedagogia un modello per pensare la formazione centrandola sul soggetto e sull’oggetto contemporaneamente e sulla loro relazione dinamica e aperta. […] In certo qual modo laBildung ha riattivato – rinnovandola – la categoria della paideia, propria del mondo classico e valida ancora nelle società tradizionali, ma ormai obsoleta, tramontata in quelle moderne, che hanno altre direttive […]».
F. Cambi, E. Frauenfelder (a cura di), La formazione, cit., pp. 70-71.
F. Cambi (2001), La pedagogia generale oggi: problemi di identità, in F. Cambi, E. Colicchi, M. Muzi, G. Spadafora, Pedagogia generale. Identità, modelli, problemi, Milano: La Nuova Italia, pp. 34-35.