Teologo, filosofo e pedagogista, Jano Amos Komensky (Nivnice, in Moravia, 28 marzo 1592, Naarden, presso Amsterdam, 15 novembre 1670) è ricordato come l’autore il cui programma costituisce il primo esempio di discorso didattico moderno, per rilevanza di temi e incisività di linguaggio.
Tale programma, presentato nel suo libro più noto, la Didactica Magna, si basa su un umanesimo cristiano al cui centro vi sono il principio “pansofico”, espresso dalla locuzione dell'”insegnare tutto a tutti” e alcune intuizioni metodologiche di grande valore prospettico. Comenio vedeva nell’ istruzione la panacea contro i mali prodotti dall’ignoranza e guardava all’ideale pansofico come alla meta da raggiungere per la costruzione di una società giusta e di un mondo di pace. Come ha avuto modo di chiarire Baroni (1981), egli voleva che tutti semplicemente imparassero “a conoscere il fondamento, la ragione, il fine di tutte le cose principali – naturali e artificiali – perché chiunque viene al mondo vi è messo non solo perché faccia da spettatore, ma anche da attore…” (Baroni, 1981, p.137). Attraverso la conoscenza del “fondamento”, Comenio introduceva il principio dell’unità del sapere che non può essere settorializzato, pena la perdita dell’ unità dell’essere.
Il programma di Comenio può essere compreso solo contestualizzandolo al suo tempo storico: a fruire dell’istruzione erano solo le élites; lo studio era incentrato sui classici e sul latino. Per tutti gli altri l’istruzione aveva il compito di far apprendere gli elementi di una cultura minimale, sufficiente ad accostare la lettura delle Sacre Scritture.
Entro tale contesto Comenio avanza il disegno di un’educazione estesa, poiché è necessario formare non uno solo, “ma tutti gli uomini, giovani o vecchi, ricchi o poveri, nobili miseri, uomini e donne, in una parola: chiunque sia nato uomo (Comenio, p.118) e di un sistema didattico progressivo, (dal semplice al complesso) e adattato ai bisogni di sviluppo del bambino che cresce.
Tale sistema prevede che i contenuti vengano presentati gradualmente, con approfondimenti ciclici. “Tutte le cose siano insegnate con gradualità e senza interruzione, cosicché quelle imparate oggi siano un punto fermo per quelle apprese ieri e aprano una strada a quelle di domani” (Comenio, p.286-287). Comenio enfatizza la fanciullezza come “età dell’oro”, oltre che dell’insegnamento. E nel bambino invita a educare prima i sensi, poi la memoria e l’intelligenza, infine il giudizio. Anticipatore di molte idee dell’attivismo, egli sostiene che l’apprendimento debba sempre iniziare con la percezione diretta degli oggetti sensibili, senza tralasciare la dimensione etica della relazione. Quattro i princípi essenziali del suo programma.
“Primo principio: tutti gli uomini devono essere spinti verso il medesimo fine, conseguire, cioè, sapienza, moralità e santità.
Secondo principio: tutti gli uomini, per quanto siano differenti di ingegno, possiedono la stessa natura umana, dotata degli stessi organi.
Terzo principio: la diversità degli ingegni non è altro che eccesso o difetto della nostra naturale armonia, così come le malattie del corpo sono causate da eccesso di umido o secco, di caldo o freddo.
Quarto principio: ai difetti e agli eccessi degli ingegni si può supplire meglio finché sono ancora giovani”.
Tali princípi sono radicati in una visione ottimistica della natura umana, essendo Comenio convinto che i semi della conoscenza, della morale, della religione siano presenti nell’individuo sin dalla nascita. All’educazione va il compito di svilupparli gradualmente tramite l’esercizio e la costante attività.
All’enunciazione dei princípi Comenio fa seguire, sempre nella Didactica Magna, la presentazione del metodo che esprime l’esigenza di una razionalizzazione dell’azione dell’insegnante, per sottrarre quest’ultima al rischio del pressappochismo. La base del metodo (come di tutte le riforme scolastiche) risiede nell’ordine accurato, “anima di tutte le cose” (p.167) ed è ricavata dalla natura “Lo stesso metodo per stimolare il piacere di studiare, in primo luogo è necessario che sia naturale. Tutto ciò che è naturale, procede bene da solo” (p. 233). Agli insegnanti Comenio chiede che si facciano puntuali garanti del metodo, mentre il vero artefice dell’apprendimento resta l’allievo.
Felice sintesi del suo programma è l’incipit della Didactica Magna: “Sia prora e poppa della nostra didattica cercare e trovare il modo attraverso il quale i docenti insegnino meno, i discenti imparino di più, nelle scuole ci siano meno chiacchiere, tedio, lavori inutili, bensì più tempo libero, piacere di apprendere e un rendimento migliore; nella comunità cristiana meno tenebre, confusione, dissidi, ma più luce, ordine, pace e tranquillità” (p.3).
Anche la scuola occupa un posto centrale della sua teorizzazione. “Vera officina di uomini”(p.135), la scuola è un laboratorium dove gli insegnanti dovrebbero rivalutare l’esempio, offrire suggerimenti partendo dall’analisi dei problemi, favorire il lavoro in gruppi eterogenei.
A tal fine Comenio propone un modello di articolazione della scuola distinto in quattro fasi distinte e consecutive, strutturate sul modello dello sviluppo graduale dell’individuo: all’infanzia corrisponde la scuola del “grembo materno”; alla fanciullezza è legata la scuola della lingua nazionale; all’adolescenza la scuola di latino o “ginnasio” e infine alla giovinezza l’Accademia. Per ciascuna di esse lo studioso boemo fornisce puntuali informazioni inerenti al programma e all’organizzazione. In conclusione Comenio va ricordato perché offre il primo esempio di programma di una Didattica scientifica, per quanto ancora molto lontana dai principi di valorizzazione del pensiero pratico degli insegnanti che informeranno le Didattiche della contemporaneità.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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PER L’APPROFONDIMENTO E LA RICERCA
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