Principali riferimenti alla normativa europea e nazionale per la valutazione delle competenze

Nelle politiche formative in ambito nazionale ed europeo si afferma una concezione della competenza quale criterio per la formazione e la valutazione di carattere composito, che richiede di valorizzare tanto la dimensione di risposta complessa e adattata ai contesti, resa possibile dalla mobilizzazione e integrazione dei saperi e delle risorse personali acquisiti nel corso delle esperienze formali e informali di apprendimento, quanto l’assimilazione in forma stabile e potenzialmente trasferibile di conoscenze e abilità ritenute indispensabili premesse per la conquista di autonomia
personale, per l’inserimento sociale e l’esercizio di cittadinanza.

La Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006) (G.U. dell’Unione Europea 2006/962/CE) intende la competenza come «combinazione di conoscenze, abilità, attitudini appropriate al contesto», «di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione». Le otto competenze indicate (Comunicazione nella madrelingua; Comunicazione nelle lingue straniere; Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; Competenza digitale; Imparare a imparare; Competenze sociali e civiche; Spirito di iniziativa e imprenditorialità; Consapevolezza ed espressione culturale), alcune in relazione ad ambiti scientifico-disciplinari tradizionalmente inclusi nei curricoli scolastici, altre definite secondo una logica a-disciplinare, sono riferite ai bisogni formativi dei cittadini europei di apprendere ad adattarsi «in modo flessibile ad un mondo in rapido mutamento e caratterizzato da forte interconnessione» e sono descritte in relazione alle «conoscenze, abilità ed attitudini essenziali» che ne consentono lo sviluppo. Nel Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF-European Qualifications Framework), adottato nel 2008 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio (G.U. dell’Unione Europea 2008/C111/01) per confrontare i livelli delle qualifiche dei vari sistemi formativi e promuovere la formazione permanente, si sceglie un approccio basato sui risultati di apprendimento («… ciò che un discente conosce, capisce ed è in grado di realizzare al termine di un processo di apprendimento») definiti in termini di competenze, abilità, conoscenze; nell’EQF, articolato in otto livelli, dal conseguimento dell’obbligo d’istruzione fino al dottorato di ricerca, la competenza viene indicata come esercizio di responsabilità e autonomia ed è descritta come «comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale». Le conoscenze e le abilità nell’EQF sono definite rispettivamente come «risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento, […] insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio, […] teoriche o pratiche» e come «capacità di applicare conoscenze e utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi; […] cognitive (comprendenti l’uso del pensiero logico, intuitivo, creativo) o pratiche (comprendenti l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti)».

La criteriologia concettuale assunta nei documenti europei è sostanzialmente ripresa nella normativa nazionale relativa all’obbligo d’istruzione e ai curricoli scolastici. La prima individua competenze da sviluppare e certificare (D.M. 139/2007 Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione e D.M. 9/2010 introduttivo del modello di certificazione delle competenze acquisite nell’obbligo d’istruzione) in alcuni ambiti scientifico-disciplinari, articolati in quattro assi culturali (dei linguaggi, matematico, scientifico-tecnologico, storicosociale) e «Competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria» (Imparare a imparare, Progettare, Comunicare, Collaborare e partecipare, Agire in modo autonomo e responsabile, Risolvere problemi, Individuare collegamenti e relazioni, Acquisire e interpretare l’informazione). Per quanto riguarda le disposizioni programmatiche per l’istruzione di base e secondaria, le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (Regolamento recante Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, a norma art.1, comma 4, D.P.R. 20 marzo 2009, n.89) riassumono l’«obiettivo generale del sistema educativo e formativo italiano» in un profilo delle competenze «riferite alle discipline di insegnamento e al pieno esercizio della cittadinanza» e intese come mobilitazione e orchestrazione delle risorse personali per affrontare le situazioni che la realtà (scolastica e non) propone. Il profilo è articolato in Traguardi per lo sviluppo di competenza relativi ai campi di esperienza e alle discipline, prescrittivi per quanto riguarda la scansione temporale dei percorsi didattico-curricolari e i criteri per la valutazione e certificazione alla fine dei cicli scolastici. Anche in questo caso è offerta la rassegna degli apprendimenti, con il riferimento a conoscenze e abilità – Obiettivi di apprendimento -, ritenuti indispensabili premesse per il potenziale sviluppo della competenza. Un impianto concettuale e operativo allineato si ritrova nella normativa concernente la riforma della scuola secondaria superiore (Regolamenti di riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali da parte del Presidente della Repubblica, 15 marzo 2010) mentre, per quanto riguarda la formazione universitaria, dal Processo di Bologna [1] in poi, l’orientamento a formulare e valutare in termini di competenza gli esiti dei programmi formativi può ritenersi consolidato, se si considera, nel susseguirsi di documenti programmatici, linee d’indirizzo, disposizioni attuative via via resi disponibili, il riconoscimento costante dell’importanza di garantire l’acquisizione di apprendimenti capitalizzabili e spendibili nella prospettiva della formazione individuale e dello sviluppo sociale. In ambito internazionale, si può annotare come il framework concettuale preso a riferimento nelle comparazioni OCSE-PISA (Programme for International Student Assessment) sulla preparazione dei quindicenni si rifaccia al criterio della competenza (literacy) considerata come possibilità di fronteggiare efficacemente richieste e compiti complessi, grazie all’attivazione di conoscenze, abilità, di adeguate strategie di apprendimento e risorse motivazionali.

[1] Iniziativa lanciata alla conferenza dei ministri dell’istruzione superiore tenutasi a Bologna nel 1999 che dà avvio alla costruzione dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore (basato su un accordo intergovernativo di collaborazione formalizzato nel 2010) con gli obiettivi –tra l’altro- di favorire la qualità accademica e lo sviluppo economico, l’occupabilità e l’apprendimento permanente dei laureati.