Capacitazione

a cura di Barbara De Canale

Il concetto di capacitazione è uno degli elementi chiave attorno a cui ruota il pensiero dell’economista e filosofo indiano Amartya Sen. Questo Autore, muovendo da una definizione di sviluppo inteso quale “processo di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani” (Sen 2000, p. 9), ha tentato di individuare un nuovo modello valutativo da impiegare per la formulazione di giudizi di valore inerenti il benessere delle persone e la qualità delle loro vite. Questo modello si propone quale superamento dei sistemi valutativi propri dei paradigmi e delle teorie di etica sociale tradizionali, rifiutando di considerare quali indicatori dello sviluppo di una nazione e del benessere degli individui, elementi come il reddito, il livello di soddisfazione soggettivo (utilità), il possesso di libertà formali, sulla scia di quanto fanno rispettivamente il neoliberismo, l’utilitarismo, il libertarismo. Per Sen, il successo di una società va giudicato sulla base delle libertà sostanziali di cui godono i suoi membri, intendendo per libertà sostanziali, le capacità “di scegliersi una vita cui (a ragion veduta) si dia valore” (Ivi, p. 78). Questo modello, pertanto, detto “approccio delle capacità”, concentrandosi sulle possibilità effettive che un individuo possiede al fine di perseguire e raggiungere i propri obiettivi, presta attenzione non soltanto ai beni principali posseduti da ogni singola persona, ma anche alle caratteristiche personali pertinenti che consentono di convertire i beni principali in capacità di promuovere i propri scopi.

Il concetto di capacitazione è strettamente legato, nella teoria di Sen, a quello di funzionamenti, intendendo con quest’ultima nozione, ciò che un individuo può desiderare di fare o di essere; i funzionamenti rappresentano i diversi aspetti delle condizioni di vita e vanno dai più elementari, come ad esempio l’avere nutrizione a sufficienza e l’essere protetto da malattie evitabili, ai più complessi, come la possibilità di partecipare alla vita della comunità e l’avere rispetto di sé. Mentre dunque i funzionamenti rappresentano un conseguimento, le capacità costituiscono le abilità di conseguire: “La ‘capacitazione’ di una persona non è che l’insieme delle combinazioni alternative di funzionamenti che essa è in grado di realizzare. È dunque una sorta di libertà: la libertà sostanziale di realizzare più combinazioni alternative di funzionamenti” (Ivi, p. 79). Sen è del parere che, nel valutare il tenore di vita di una persona, bisogna concentrarsi non soltanto sui funzionamenti acquisiti, ma anche sulle capacità possedute, ossia sull’effettiva libertà di scegliere i propri funzionamenti in rapporto alla propria natura, alle proprie aspirazioni, ai propri valori (Sen 1993).

L’approccio delle capacità attribuisce grande importanza alla dimensione di agency, in quanto sottolinea il ruolo attivo della persona in rapporto alla propria autorealizzazione all’interno del contesto sociale; compito della società è fornire al soggetto quelle libertà strumentali (libertà politiche, infrastrutture economiche, occasioni sociali, garanzie di trasparenza, sicurezza protettiva) che gli sono necessarie per provvedere attivamente al proprio sviluppo e al proprio benessere. La persona viene dunque valorizzata nel suo essere caratterizzata da attività, da mete, da progetti, tutti aspetti che devono essere opportunamente stimolati, salvaguardati e resi possibili dall’organizzazione sociale, in ragione tanto del ruolo costitutivo della libertà, per cui essa è scopo primario dello sviluppo, tanto del suo ruolo strumentale, in virtù del quale essa si configura come mezzo per promuovere la crescita ed il progresso. Il fine dello sviluppo è quello di creare dei contesti di vita all’interno dei quali le persone, individualmente e collettivamente, abbiano effettive possibilità di sviluppare le proprie potenzialità e di condurre un’esistenza creativa e produttiva a misura dei propri bisogni e dei propri interessi. Lo stesso Autore chiarisce anche come promuovere lo sviluppo non significhi soltanto soddisfare i bisogni delle persone, ma contribuire parallelamente a crearli, lavorando alla formazione di una coscienza critica negli individui che consenta il costituirsi di un adeguato complesso di aspettative, di valori, di mete, di ambizioni. Non a caso, Sen preferisce parlare piuttosto che di capitale umano, di capacitazione umana, in quanto se con il primo costrutto si fa perlopiù riferimento al ruolo attivo del soggetto nell’espansione delle possibilità produttive, con il secondo, si dà rilievo alla capacità delle persone di vivere quelle vite che ragionevolmente apprezzano e di ampliare le loro possibilità di scelta. Particolarmente apprezzabile risulta l’esempio che segue, in ragione della rilevanza accordata al ruolo svolto dai processi di formazione:

“Se l’istruzione rende un individuo più efficiente come produttore di merci, questa è, chiaramente, una crescita del capitale umano. Ciò può far aumentare il valore economico della produzione della persona che è stata istruita, e quindi anche il suo reddito. Ma l’essere istruiti può dare dei benefici anche a reddito invariato – nel leggere, nel comunicare, nel discutere – in quanto si è in grado di scegliere con maggior cognizione di causa, in quanto si è presi più sul serio dagli altri, e così via; dunque i benefici vanno al di là del ruolo di capitale umano nella produzione di merci. Ora, il più generale dei due approcci, quello basato sulle capacitazioni umane, tiene conto anche di questi ruoli addizionali e sa dar loro il giusto valore” (Sen 2000, p. 293).

Martha Nussbaum riprende l’approccio della capacità di Sen, proponendosi di andare oltre l’uso meramente comparativo ed elaborando un esame di come le capacità possano fornire una base per la delineazione di principi costituzionali fondamentali, che ogni cittadino ha diritto di pretendere dal proprio governo, quale minimo essenziale richiesto dal rispetto della dignità umana (Nussbaum 2001, 2002). Quest’Autrice stila un elenco delle capacità  necessarie a un funzionamento autenticamente umano, sottolineando il carattere aperto della lista, la sua natura atta a raccogliere un ampio consenso transculturale, il suo essere redatta sulla base del criterio della realizzabilità multipla, grazie al quale ciascuna voce può essere specificata con maggiore concretezza secondo le credenze e le circostanze locali. Le dieci capacità comprese nella lista, che qui ci si limita semplicemente a menzionare, rimandando ai testi dell’Autrice per un loro approfondimento, sono: Vita, Salute fisica, Integrità fisica, Sensi, immaginazione e pensiero, Sentimenti, Ragion pratica, Appartenenza, Altre specie, Gioco, Controllo del proprio ambiente. Nussbaum sottolinea come gli essere umani, con l’opportuno sostegno educativo e materiale, siano pienamente in grado di assolvere a queste capacità, le quali vanno perseguite per ciascuna persona individualmente, e non per gruppi, per famiglie, per stati, ecc.  L’Autrice introduce anche l’idea di soglia mettendo in evidenza come al di sotto di un certo livello di capacità, in ogni area, una persona è impossibilitata a vivere in un mondo veramente umano.

Altra novità introdotta dalla Nussbaum è la distinzione tra tre diversi tipi di capacità; vi sono anzitutto le capacità fondamentali (es. la capacità di vedere e di udire) che rappresentano le doti innate degli individui e sono la base indispensabile per lo sviluppo delle capacità più avanzate. Si hanno poi le capacità interne (es. la capacità di libertà religiosa e di parola) che sono gli stati della persona stessa e costituiscono le condizioni sufficienti per esercitare le funzioni richieste; esse qualche volta si sviluppano per semplice maturazione corporea, più spesso necessitano dell’interazione con l’ambiente. Infine, vi sono le capacità combinate, date dalla combinazione tra capacità interne e condizioni esterne adatte ad esercitare quella funzione; l’elenco delle dieci capacità stilato dall’Autrice è costituito da capacità combinate, la cui realizzazione richiede non soltanto lo sviluppo adeguato delle potenzialità interne, ma anche la preparazione dell’ambiente materiale e istituzionale secondo modalità che siano favorevoli all’esercizio di ciascuna funzione.

Particolarmente interessanti sono poi le considerazioni che la Nussbaum fa in merito alla crisi dell’istruzione, il cui senso è rintracciato nel prevalere – a livello di contesto mondiale – di teorie e di pratiche educative orientate a promuovere l’inseguimento del profitto piuttosto che la formazione di una coscienza critica indispensabile ai processi di azione e di riflessione. Al fine di realizzare un’educazione alla democrazia e ad una vita dignitosa è indispensabile, secondo l’Autrice, sostituire il paradigma della crescita economica con il paradigma dello sviluppo umano (Nussbaum 2012).


BIBLIOGRAFIA

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Nussbaum M. C., Giustizia sociale e dignità umana. Da individui a persone, tr. it. Il Mulino, Bologna 2002.
Nussbaum M. C., Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, tr. it. Il Mulino, Bologna 2011.
Sen A. K., Development as capability expansion, in http://morgana.unimore.it/Picchio_Antonella/Sviluppo%20umano/svilupp%20umano/Sen%20development.pdf [data ultima consultazione luglio 2014].
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