Elio Damiano è professore ordinario di Didattica generale presso l’Università di Parma. In passato è stato anche insegnante di scuola primaria e secondaria, quindi dirigente scolastico. Fin dall’inizio del suo percorso di ricerca si è occupato dei rapporti fra teoria e pratica nella formazione degli insegnanti e in particolare della legittimità del lavoro dell’insegnante. Con l’assunzione del “punto di vista dell’insegnante” e con la conseguente rivisitazione del concetto di professionalità docente, per Damiano le pratiche diventano oggetti di studio attraverso i quali i ricercatori si propongono di capire “cosa fa l’insegnante quando insegna”. Nel 2014, nell’ambito del “Premio italiano di pedagogia ”, è stato insignito del “premio alla carriera” da parte della SIPED.
Tra le numerose pubblicazioni, merita ricordare in questa sede: Il sapere dell’insegnare. Introduzione alla didattica per concetti con esercitazioni (Franco Angeli, Milano, 2007), L’insegnante etico. Saggio sull’insegnamento come dimensione morale (Cittadella Editrice, Assisi, 2007) e più recentemente, La mediazione didattica. Per una teoria dell’insegnamento (Franco Angeli, Milano, 2013).
Nel volume sull’ “insegnante etico”, Damiano non intende proporre tanto un’etica applicata all’insegnamento, in quanto relativa ai doveri e/o a determinati comportamenti che gli insegnanti dovrebbero avere, ma piuttosto analizzare l’etica pratica dei docenti, cioè l’insieme delle strategie di azione da loro messe in atto nella quotidianità del lavoro didattico, a partire da alcuni principi morali interiorizzati. Damiano smonta in particolare l’idea che l’insegnamento consista solo nell’attuazione di una serie di ‘tecniche didattiche’. Egli propone invece recuperare il concetto di ‘relazione formativa’, oggi sempre più in crisi, in vista di riorientare i compiti degli insegnanti “secondo un’etica della responsabilità rivolta agli studenti, alle famiglie e alla società in generale” (cfr. Carnero R., http://www.treccani.it/scuola/itinerari).
Negli altri testi sopra citati, Damiano affronta la problematica del “sapere-insegnante”. Come è noto, nella letteratura italiana, l’opposizione più frequente è quella fra “disciplinaristi” e “pedagogisti”. Da un lato si invoca la soluzione del “sapere senza mestiere“, con la formazione sulle discipline, senza alcuna competenza riguardante il “come”; dall’altra la soluzione del “mestiere senza sapere“, con la formazione centrata sulle tecniche didattiche, senza fare troppa attenzione ai contenuti dei saperi da insegnare. La tesi di Damiano è che nell’insegnamento i “saperi” sono essenziali, ma l’insegnare consiste in un lavoro specifico che li “trasforma” in saperi insegnabili ed apprendibili, come viene richiesto a scuola. E’ proprio intorno a questo lavoro che si qualifica e si distingue il “sapere dell’insegnare” e la professione docente.
L’insieme di tali riferimenti assume una particolare valenza anche per la valutazione della professione docente, nella misura in cui l’insegnamento, in quanto “pratica” (in senso arendtiano diremmo noi), è sempre – secondo Damiano – “di fatto un’azione morale” (cfr. Bracaloni M., Intervista a Elio Damiano, paper, 20.5.2008, p.2), e quindi non può essere inteso solo un “oggetto tecnico” osservabile e misurabile dall’esterno. “L’ethos degli insegnanti, ovvero i valori di fatto incorporati nell’insegnamento …, può servire alla valutazione degli insegnanti solo a condizione di essere adottato dagli insegnanti stessi, attraverso appunto la loro professionalizzazione. Pertanto non ‘meritocrazia’, bensì condizioni di ingresso e di appartenenza alla professione” (Bracaloni, ibidem, p.3).