Razionalità assoluta e razionalità limitata

a cura di Maddalena Sottocorno
 

I concetti di razionalità assoluta e razionalità limitata (bounded rationality) provengono dagli studi in campo economico, psicologico e organizzativo di Herbert Simon (1967, 1969, 1972, 1978, 1984, 1991, 2000). Il pensiero di questo autore è stato ripreso e collocato nell’ambito dei processi formativi da Domenico Lipari (1987, 2009).

Si veda innanzitutto che cosa distingue principalmente l’uno e l’altro termine.

Razionalità assoluta
Si tratta di un modello di razionalità che suppone che l’individuo, nel prendere decisioni, sia in grado di prevedere e controllare, in maniera lineare ed esaustiva, tutte le possibili variabili incidenti nel processo.

Razionalità limitata
Si tratta di un modello di razionalità che suppone che l’individuo, nel prendere decisioni, non sia in grado di prevedere e controllare, in maniera lineare ed esaustiva, tutte le possibili variabili incidenti nel processo.

L’ipotesi dell’esistenza di questi due modelli pone l’attore di un processo decisionale di fronte alla necessità di rispondere a criteri di produttività ed efficienza oppure di qualità ed efficacia. Egli, nell’ipotesi di una razionalità assoluta, giungerà a delle scelte secondo un criterio di ottimizzazione, alla ricerca della soluzione migliore in assoluto, mentre, nel caso della razionalità limitata, utilizzerà il criterio della soddisfazione, alla ricerca della soluzione più soddisfacente nella situazione data (Lipari, 1987, p. 16).

La razionalità assoluta implica che l’individuo possa orientare in maniera lineare e del tutto prevedibile la propria azione, potendo controllare gli esiti del proprio agire e organizzando in maniera preventiva le soluzioni ad eventuali imprevisti. E’ un modello di razionalità che implica la possibilità di poter prevedere il mondo, tipica del modello razionale di homo oeconomicus[1], ovvero colui che, idealmente, sarebbe dotato di perfetta razionalità e informazione.

In altri termini, le sue capacità conoscitive e cognitive gli permettono di poter valutare lo stato presente e prefigurare senza margine di errore gli stati futuri, ovvero gli effetti, della propria azione (Lipari, 1987, p. 7).

Al contrario, l’idea di razionalità limitata fa riferimento a un modello di essere umano non idealizzato, bensì ancorato al proprio contesto[2]. Egli sarebbe dotato di una mente limitata, incapace di prevedere tutto, ma piuttosto in grado di trovare soluzioni ottimali, accettabili e adeguate alle situazioni.

La mente umana, a causa di proprie oggettive limitazioni che rendono impossibile completezza informativa e capacità di esattezza previsionale, non è in grado di trovare soluzioni ottimali ai problemi; per cui le scelte sono effettuate in base a criteri della specifica razionalità, locale e contingente, che è propria dell’operatore in un momento e in un contesto determinato e che lo induce ad adottare non la soluzione migliore in assoluto, ma quella soluzione che per lui, in quel momento e in quel contesto, si mostrerà la più soddisfacente (Lipari, 1987, p. 8).

Per riassumere, nel modello della razionalità assoluta si ipotizza l’esistenza di una serie limitata di alternative nel processo decisionale e si figura una distribuzione nota delle probabilità dei risultati; nel caso della razionalità limitata si postula che le alternative si generino all’interno del processo stesso, si fa una stima dei risultati e si cercano strategie per fronteggiare l’incertezza.

La nozione di razionalità si salda strettamente con l’idea di progetto (design) sia nell’opera di Simon che nei successivi lavori di Lipari (1987, 2009), Cherniak (1992), Schön (1993), e Spohn (2002).

L’ipotesi (Lipari, 1987) è che il discorso sulla razionalità si colleghi a quello sulla progettazione sia nei termini di una relazione fondante, che spieghi i motivi di un modo di agire progettuale facendo riferimento all’uno o all’altro modello di razionalità, sia in quanto dimensione applicativa del progetto che, in base alla razionalità a cui fa riferimento, assume caratteristiche specifiche.

Il concetto di razionalità (e la sua centralità nel campo delle azioni umane, specie quelle organizzate e orientate allo scopo) costituisce il nucleo centrale di ogni discorso sul progetto e di ogni possibile metodologia della progettazione. Parlare quindi di progettazione e/o di metodo progettuale significa fondamentalmente parlare di razionalità (Lipari, 1987, p. 8). 

Il confronto con ambiti complessi, in cui non sia possibile non tenere conto degli imprevisti e quindi della dimensione dell’incertezza, pone il progettista di fronte alla necessità di orientare idee, azioni e risorse secondo un modello di razionalità limitata, al fine di tenere in effettiva considerazione non solo il contesto, ma anche gli individui, le loro interazioni e i possibili cambiamenti che essi possono determinare. 

 


 

BIBLIOGRAFIA

Dizionario dei termini economici (1992), Biblioteca Universale Rizzoli, Milano.
Lipari D. (1987),  Idee e modelli di progettazione nei processi formativi, Edizioni Lavoro, Roma.
Simon H. A.(2000), Scienza economica e comportamento umano, Edizioni di comunità, Torino (ed. originale: Models of bounded rationality, Volume 3, Empirically grounded economic reason, Mit press, Cambridge, Mass, 1997).

 

PER L’APPROFONDIMENTO E LA RICERCA

Cherniak C. (1992), Minimal Rationality, Mit press, Cambridge, Mass.
Lipari D. (1987), Idee e modelli di progettazione nei processi formativi, Edizioni Lavoro, Roma.
Lipari D. (2009), Progettazione e valutazione nei processi formativi, Edizioni Lavoro, Roma.
Schön D.A. (1993), Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale, Dedalo, Bari (ed. originale: The Reflexive Practitioner, Basic Books, New York, 1983).
Simon H. A. (1947), Administrative behaviour, Macmillan, New York (trad. it. Il comportamento amministrativo, Il mulino, Bologna, 1967).
Simon H.A. (1969), The Science of the Artificial, Mit press, Cambridge, Mass. (trad. it. Le scienze dell’artificiale, Isedi, Milano, 1976).
Simon H.A. (1972), “Theories of Bounded Rationality”, in Mcguire C.B., Radner R. (eds), Decision and Organization, North Holland Publishing Company.
Simon H.A. (1978), “Rationality as Process and as Product of Thought”, The America Economic Review, 68, 2, pp. 1-16.
Simon H. (1984), La ragione nelle vicende umane, Il mulino, Bologna.
Simon H.A. (1991), “Bounded Rationality and Organizational Learning”, Organizational Science, II, 1, pp. 125-134.
Spohn W. (2002), “The Main Facets of the Theory of Rationality”, Croatian Journal of Philosophy, II, 6, pp. 249-264.

 

 

 

[1] Homo oeconomicus: uomo economico. Figura astratta che indica un soggetto interessato, razionale, universale la cui attività è orientata a criteri esclusivamente economici (Dizionario dei termini economici (1992), Biblioteca Universale Rizzoli, Milano).

[2] “La razionalità limitata è un tema centrale nell’approccio comportamentista all’economia, orientamento che approfondisce i modi nei quali il processo decisionale influenza le decisioni che vengono prese” (Simon, 2000, p. 25).