Prospettiva fenomenologica

a cura di Mario Vergani
 

Il termine è già impiegato in precedenza, ma in senso stretto la fenomenologia nasce agli inizi del XX secolo con la filosofia di Edmund Husserl. La fenomenologia è un metodo (il metodo fenomenologico che indica “come” operare la ricerca), una dottrina (un corpus di temi e di contenuti, di “che cosa” si occupa) e un movimento (il “movimento fenomenologico” presenta alcuni elementi invarianti nei diversi sviluppi degli autori che ad esso sono riconducibili).

La fenomenologia si propone originariamente come scienza rigorosa che mira all’indagine di essenze; procede però non per deduzione, ma per descrizione; ne consegue che non si propone né come una conoscenza idiografica, né come sapere normativo.

I concetti cardine della fenomenologia possono essere così sintetizzati: 1. differenza tra scienza naturale e scienza filosofica; 2. epoché o riduzione fenomenologica; 3. visione d’essenza; 4. intenzionalità fenomenologica; 5. costituzione fenomenologica e donazione di senso; 6. principio di correlazione.

Due espressioni sono state assunte a motto della tradizione fenomenologica : zu den Sachen selbst (alle cose stesse) e immer wieder (sempre di nuovo). Tornare alle cose stesse significa superare la disposizione naturale o ingenua, non pensare i fatti come dati positivi, ma risalire ai fenomeni e al loro darsi “in carne ed ossa”. L’epoché o “riduzione fenomenologica” è lo strumento metodologico che consente di accedere al piano fenomenologico, al puro fenomeno, rispetto al quale sia il polo oggettuale, sia quello della coscienza sono dei presupposti non evidenti che devono essere ridotti. Tornare alle cose stesse significa allora descrivere la datità del fenomeno che si mostra a partire da sé all’Ego trascendentale e indagare dunque i modi del suo apparire per cogliere in essi delle “visioni di essenze”. Nel fenomeno coscienza e mondo sono già da sempre coinvolti in un rapporto di correlazione: studiare la dimensione dell’intenzionalità significa descrivere i modi di tale correlazione senza pregiudizi, né precomprensioni. Chi conosce e quanto è conosciuto dunque non sono sostanze isolate, ma si presentano già dentro una relazione, e in essa si costituisce il senso del fenomeno, all’interno di un più ampio “orizzonte di senso” costitutivo del quale fanno parte il mondo (la dimensione dell’essere-nel-mondo) e gli altri (la dimensione dell’intersoggettività). In principio dunque è la correlazione e attraverso questa si dà la costituzione del senso; la nozione fenomenologica di senso va però precisata: in quanto costituito nella relazione e nel tempo, esso è concepito come eccedenza di rimandi, determinazione e articolazione parziale rispetto ad un orizzonte di possibilità che resta inesauribile sullo sfondo.

La fenomenologia di Husserl attraversa diverse fasi: 1. logica e teoria della conoscenza; 2. fenomenologia trascendentale (lo studio dell’Ego fenomenologico e dei suoi modi); 3. fenomenologia costitutiva (indagine dei vari settori del darsi dei fenomeni, cioè  delle “ontologie regionali”); 5. ricerche sui temi del mondo della vita, dell’intersoggettività, della storicità e della crisi delle scienze.

Se è vero che fare fenomenologia significa descrivere fenomeni perché, aprendo lo sguardo, si dischiudano in essi forme, forme non metafisicamente intese, quanto piuttosto dinamiche, allora, se l’idea è un processo, allo stesso modo l’idea di fenomenologia è il suo stesso movimento. Ne comprendiamo la fecondità e le diramazioni: dal ceppo fenomenologico – vero e proprio mainstream della filosofia continentale del Novecento – dipendono tradizioni filosofiche quali l’esistenzialismo, l’ermeneutica, le filosofie della differenza e dell’alterità, del riconoscimento, la filosofia pratica e numerose “eresie” fenomenologiche; ma si comprende il valore di tale metodo, se si misura la sua capacità di dialogare e di esportare le proprie procedure e principi in altri campi disciplinari: abbiamo così lo sviluppo di studi di pedagogia, sociologia, antropologia, psichiatria su basi fenomenologiche, come anche fenomenologie della religione, del diritto, della storia. Anche rispetto al versante della filosofia analitica (dopo un periodo di scarso dialogo, nonostante la presenza di alcuni riferimenti originari comuni), con la concettualità e i modi fenomenologici si confronta il dibattito sulla filosofia della mente e dell’azione sociale (rispetto al tema dell’intenzionalità), ma anche l’ambito delle neuroscienze cognitive, segnatamente riguardo alle ricerche sulle relazioni incorporate.

 


BIBLIOGRAFIA

Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica (1913), HUA III, Einaudi, Torino 2002.
Husserl, Meditazioni cartesiane (1931), HUA I, Bompiani, Milano 2002.
Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936), HUA VI, il Saggiatore, Milano 2015.
H.G. Gadamer, Il movimento fenomenologico (1963), Laterza, Roma/Bari 2008.