Sapere pedagogico

a cura di Isabella Loiodice

La pedagogia − il cui sapere è antico quanto l’uomo – nel corso del Novecento si è via via attestata come vera e propria scienza, in grado di connettere teoria e prassi dell’agire educativo, per l’intero corso della vita e nella pluralità dei luoghi di vita e di esperienza. In tal modo, la pedagogia si configura come scienza complessa, dotata di un robusto statuto epistemologico saldamente correlato alla concretezza delle pratiche educative e delle metodologie didattiche utilizzate, sì da legittimarsi come scienza autonoma e distinta nel variegato mondo delle scienze umane. Infatti, la peculiarità del sapere pedagogico è direttamente correlata al suo essere, contemporaneamente, scienza autonoma e distinta ma plurale, costitutivamente aperta alle contaminazioni con altri saperi, in particolare con quelli che condividono lo stesso oggetto di ricerca-azione – la persona/mondo – sia pure analizzandolo dai rispettivi punti di vista: il sapere della sociologia e dell’antropologia, della psicologia e della filosofia ma anche della biologia e della cibernetica, cioè tutte quelle scienze che studiano le persone nelle infinite manifestazioni in cui può tradursi ogni esperienza esistenziale. Scrive Franca Pinto : «La pedagogia si propone, allora, nei termini di una costruttività mai conclusa che si sviluppa nella rete di opposti e complementari punti di vista, di divergenti e tradizionalmente separati saperi del mondo.  […] Nella ricerca di definizione del proprio ambito di riflessività e operatività, la pedagogia è giunta, dunque, a pensare e fare esperienza del confine non come linea di chiusura e di separazione bensì come luogo dove esercitare l’avventura dello sconfinamento» (Pinto in Loiodice (ed), 2013, p. 4).

Il progressivo processo di scientificizzazione della pedagogia (per quanto non sempre riconosciuto dalle altre scienze) è dunque l’esito di un cammino di continua autoriflessione, attraverso cui il sapere pedagogico si mette costruttivamente e produttivamente in discussione, per ridiscutere il proprio paradigma teorico e procedurale, per esplicitare forme, modelli e procedure attraverso cui il suo statuto scientifico si invera nella prassi, per poi ritornare alla teoria validato e arricchito dall’esperienza.

La pedagogia rappresenta oggi il sapere per eccellenza sulla formazione dell’uomo e della donna nella pluralità delle loro differenze: di genere, di età, di etnia, di classe, di lingua, di cultura, di fede. Una formazione diacronicamente e sincronicamente estesa che, proprio perché si intreccia ai cambiamenti e alla pluralità dei soggetti, dei luoghi e dei tempi della formazione, attribuisce al sapere pedagogico una esplicita valenza trasformativa, sì che la sua dimensione teleologica si proietta nella direzione del cambiamento emancipativo delle persone cui sono indirizzate la teoria e la prassi formative.

Questa mission, estremamente delicata e complessa, ha determinato una ricca articolazione interna del sapere pedagogico, attraverso una molteplicità di discipline pedagogiche non alternative ma integrative tra loro: la pedagogia sociale, la pedagogia sperimentale, la pedagogia speciale, la storia della pedagogia, ecc.; la varietà dei modelli di ricerca: la ricerca teorica, la ricerca empirica, la ricerca storica, la ricerca clinica, ecc.; la molteplicità di tecniche e metodologie d’indagine: qualitative e quantitative. Una molteplicità complessa proprio perché complesso, impegnativo e permanentemente evolutivo è l’oggetto della sua riflessione teorica e della sua ricerca empirica. Anche Margiotta (2015) scrive che «la pedagogia è una disciplina che si evolve […] Occorre riconoscere che la ricerca pedagogica […] è oggi soggetta a forti diversificazioni, e per almeno due ragioni: la prima va ricercata nella multidimensionalità propria dell’evento educativo, che coinvolge valori, persone, risorse, mezzi a vario titolo; la seconda nell’estensione crescente dei compiti e delle sfide educative della società, a tutte le età, sotto forma di educazione continua o permanente» (p. 28).

Di fronte all’espandersi dell’educativo, la pedagogia è impegnata a riflettere teoreticamente e a intervenire concretamente nella pluralità di ambiti in cui la formazione (nella sua duplice dimensione di educazione e di istruzione) si esplica. A confrontarsi, cioè, con i saperi, i linguaggi, i contesti plurali della contemporaneità, nella consapevolezza che l’educazione – e la scienza che se ne occupa, quindi il sapere pedagogico – rimane la via privilegiata per costruire persone e personalità capaci di governare la complessità e la permanente transitorietà del vivere contemporaneo.

 



BIBLIOGRAFIA

Baldacci, La pedagogia come attività razionale, Editori Riuniti, Roma, 2007.
Cambi, Il congegno del discorso pedagogico. Metateoria ermeneutica e modernità, Clueb, Bologna, 1986.
Corsi (a cura di), La ricerca pedagogica in Italia. Tra innovazione e internazionalizzazione, Pensa Multimedia, Lecce-Rovato, 2014.
Loiodice (a cura di), Sapere pedagogico. Formare al futuro tra crisi e progetto, Progedit, Bari 2013.
Margiotta, Teoria della formazione, Carocci, Roma, 2015.