a cura di Brunello Buonocore
Nato a Vienna ma costretto a lasciare l’Austria a quindici anni a causa delle leggi razziali, Ivan Illich studiò a Roma e venne ordinato sacerdote nel 1951. Assegnato alla diocesi di New York e nominato viceparroco in una comunità portoricana del Lower Est Side fu fin dall’inizio della sua carriera ecclesiastica un vivacissimo organizzatore, ricercato e stimato da alcuni e osteggiato e diffidato da altri. Dopo essere stato prorettore alla Università di Portorico, divenne, nel 1959, a 33 anni, uno dei più giovani monsignori del tempo, ma già nel 1960 iniziò a scontrarsi con la gerarchia cattolica, opponendosi soprattutto a “un nuovo tipo, molto più perverso, di colonialismo che vuole distruggere dall’interno i sistemi culturali dei paesi del “terzo mondo” e omogeneizzarli all’idea roosveltiana e tutta nordamericana di sviluppo e progresso”. Nel 1961 fondò il Centro Intercultural de Documentación (CIDOC) a Cuernavaca in Messico, che divenne la base operativa sullo studio della modernità e dei problemi chiave della società occidentale. Dopo dieci anni l’attività di analisi critica del CIDOC portò l’organizzazione stessa in conflitto con il Vaticano. Illich fu richiamato a Roma nel 1968, davanti al Sant’Uffizio per un processo da cui uscì prosciolto, ma a causa delle sue critiche all’organizzazione istituzionale della Chiesa gli vennero tolti tutti i finanziamenti. Nel gennaio 1969 il Sant’Uffizio vietò ai preti di seguire i corsi del CIDOC. Due mesi dopo, in una lettera aperta pubblicata dal New York Times, Illich rinunciò unilateralmente a tutti i suoi titoli, benefici e servizi ecclesiastici, e smise di dire messa. Non chiese mai la riduzione allo stato laicale e mai fu sospeso, rimanendo fino alla fine nell’elenco dei sacerdoti incardinati nella diocesi di New York. Nel 1977 insegnò alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, diventando presto un riferimento per il movimento studentesco. Dal 1980 iniziò una lunga serie di viaggi, dividendo il proprio tempo tra gli Stati Uniti, il Messico e la Germania.
Il suo essenziale interesse fu rivolto all’analisi critica delle forme istituzionali in cui si esprime la società contemporanea, nei più diversi settori – dalla scuola all’economia e alla medicina -, ispirandosi a criteri di umanizzazione e convivialità, così da poter essere riconosciuto come uno dei maggiori sociologi dei nostri tempi. Dalla fine degli anni Settanta si occupò sempre più di “sistemi” che creano dipendenza e diventano controproduttivi: pubblicò su Le Monde un famoso articolo Energia ed equità che aprì la questione della crisi energetica legandola strettamente all’ipotesi perdente di una società che è schiava della velocità dei pochi. Illich diventò così uno dei riferimenti dei movimenti ecologisti e della critica alla società industriale. Si occupò inoltre di “diritto alla disoccupazione creativa” e sviluppò la critica all’invadenza dei sistemi di mercato nelle sfere più intime della vita sociale.
Il suo metodo di lavoro era più simile a una stoà dell’antica Atene che a una vita accademica: un gruppo di giovani ricercatori, di adulti studiosi e di vecchi amici lo circondavano e lo seguivano. Illich chiedeva alle università o ad amici, un luogo dove vivere insieme ai suoi e dove svolgere dei seminari pubblici.
In uno tra i suoi testi più celebri, Descolarizzare la Società, muovendo da una critica radicale della società consumistica, a cui la stessa scuola contribuisce educando alla passività spirituale , Illich auspica la “deistituzionalizzazione” dell’educazione, si dichiara contrario alla tecnocrazia degli insegnanti di professione e propone un’alternativa “conviviale” che comporti l’abolizione del titolo di studio e la scelta libera da parte dell’individuo dei compagni di studio, dei maestri e dei mezzi didattici.
BIBLIOGRAFIA
Opere di I. Illich, in italiano:
Descolarizzare la società. Una società senza scuola è possibile?, Mimesis, Milano 2010
La convivialità, Boroli, Milano 2005
Elogio della bicicletta, Bollati Boringhieri, Torino 2006
Nemesi medica. L’espropriazione della salute, Boroli, Milano 2005
Esperti di troppo. Il paradosso delle professioni disabilitanti, Edizioni Erickson, Trento 2008
Su Ivan Illich
Un profeta postmoderno, Antologia di scritti a cura di A. Gaudio, La Scuola, Brescia 2011