A cura di Luciano Galliani
Il riferimento riguarda uno specifico richiamo di Giuseppe Flores d’Arcais, capostipite della Scuola pedagogica personalista di Padova [1], il quale, nell’affrontare le tematiche essenziali della ricerca pedagogica e dell’educazione in una prospettiva storica, rivendica che la pedagogia “come tutti gli altri saperi tende ad organizzarsi come scienza e dunque pretende di costruirsi autonomamente secondo un proprio statuto: iuxta propria principia”. La pedagogia infatti arriva da una “secolare ancillarità prima come momento applicativo-operativo della filosofia, della politica, della religione e/o teologia, della scienza e più di recente della sociologia e della psicologia” e successivamente , da intendersi secondo il “ criterio dell’interdisciplinarità all’interno di uno spazio – a dire il vero più ideale che reale – in cui si vengono ad incontrare le scienze umane, tutte interessate e in qualche modo coinvolte nell’indagine educativa, … e ciò ha condotto a rendere oltremodo problematica l’istituzionalizzazione della pedagogia come scienza”.
Se analizziamo il percorso delle riforme universitarie, che ha portato dalla Laurea in Pedagogia e dalle Facoltà di Magistero del secondo dopoguerra alla Laurea in Scienze dell’Educazione e alle Facoltà di Scienze della Formazione nel 1994-95 e poi nel 1999-2004 alle tre classi si lauree magistrali per Pedagogisti, Educatori, Formatori dopo quella triennale confermata anche nel titolo, ci troviamo oggi, con la chiusura delle Facoltà della riforma Gelmini, in una situazione per cui gli oltre 600 pedagogisti operano come Sezioni di più ampi e pluralistici Dipartimenti, costituiti da gruppi scientifici prevalentemente di scienze umane (psicologi, sociologi, filosofi, storici).
[1] Flores D’Arcais G. (1993) Dal “logos” al “dialogo”. Sessant’anni di pedagogia in Italia. Napoli: Liguori Editore