John Dewey

a cura di Alessandro Ferrante

John Dewey (Burlington 1859-New York 1952) è stato un importante filosofo e pedagogista statunitense.

Dal punto di vista filosofico, la riflessione deweyana si è articolata nel quadro teorico di un umanismo naturalistico ed è stata influenzata dalla teoria dell’evoluzione di Darwin e dal pragmatismo americano. In particolare, Dewey ha sviluppato la lezione del pragmatismo attraverso una peculiare prospettiva denominata strumentalismo, secondo la quale la ragione non è una facoltà di tipo contemplativo, che genera una conoscenza puramente teoretica, speculativa, fine a se stessa, ma è uno strumento operativo che consente un esercizio attivo e socialmente utile del pensiero, volto a riconoscere, ipotizzare e sperimentare soluzioni intelligenti e creative a problemi sociali e pratici, anche grazie all’ausilio del metodo scientifico. Quest’ultimo, come specifica Dewey, va inteso primariamente come “modello e ideale dell’intelligente esplorazione e sfruttamento delle possibilità implicite nell’esperienza” (Dewey [1938] 2014, p. 79). Si tratta cioè di realizzare delle riflessioni sistematiche sulla prassi per apprendere da essa e riuscire così a governare e orientare il proprio agire in modo razionale, coerentemente con le finalità che ci si propone, tenendo adeguatamente conto delle specifiche situazioni e dei contesti entro i quali di volta in volta si è implicati. Nell’economia del discorso di Dewey, la ragione dunque svolge una funzione evolutiva, di progressivo adattamento all’ambiente sociale e naturale e di trasformazione dell’ambiente stesso. Tra soggetto e ambiente sussiste una transazione, vale a dire uno scambio interattivo che modifica entrambi i fattori e che impedisce di concepire i due termini separatamente: ciò che conta è la relazione che si stabilisce fra di essi. Tuttavia, poiché l’ambiente muta continuamente, l’equilibrio tra uomo e natura, così come quello tra individuo e società è sempre precario e problematico, sicché va ogni volta ricostruito in modo nuovo e più organico, tramite l’apporto critico del pensiero e del sapere.

La nozione di esperienza, centrale nelle riflessioni di Dewey, designa il campo teorico ed empirico entro cui si articola il complesso e dinamico rapporto tra interno ed esterno, tra condizioni soggettive e oggettive, tra libertà e controllo, tra uomo e natura, tra individuo e ambiente sociale. In Democrazia e educazione (1916), Dewey afferma che l’esperienza presuppone una combinazione tra un elemento attivo e uno passivo. In senso attivo l’esperienza è un tentare, uno sperimentare, un mettere in pratica una certa azione, mentre in senso passivo essa è un sottostare. Il soggetto agisce sull’ambiente e poi subisce le conseguenze del suo stesso agire. L’esperienza si dà proprio nella capacità di cogliere il nesso tra l’azione e i suoi effetti, così da poter modificare l’azione stessa, ampliando il proprio orizzonte esistenziale.

Come ha sostenuto tra gli altri Franco Cambi, Dewey può essere considerato il più grande pedagogista del Novecento, il teorico più organico di un nuovo modello di pedagogia, nutrito dalle diverse scienze dell’educazione; lo sperimentatore più critico dell’educazione nuova, che ne ha delineato anche le insufficienze e le deviazioni; l’intellettuale più sensibile al ruolo politico della pedagogia e dell’educazione, viste come chiavi-di-volta di una società democratica (Cambi, 2003, p. 301).

Dewey si è fatto promotore e sperimentatore critico di un nuovo modo di intendere e di praticare l’educazione, definito “educazione nuova”, o “educazione progressiva”, che ha avuto un’ampia risonanza sia a livello di dibattito educativo sia nelle concrete prassi scolastiche e formative. Tramite tale modello pedagogico, Dewey si è proposto di rinnovare radicalmente la scuola rendendola più democratica, di mettere al centro del processo di insegnamento gli interessi vitali dell’alunno, i suoi bisogni, le sue esigenze, le sue motivazioni e di costruire intorno a esso un ambiente di apprendimento che sappia stimolarne attivamente le capacità cognitive, affettive, sociali, culturali, nonché la creatività, l’intelligenza, il pensiero, la manualità, il desiderio di imparare. In quest’ottica, anche nell’ambito pedagogico risulta essenziale il riferimento a una teoria dell’esperienza. Educare per Dewey significa infatti accrescere continuamente il campo di esperienza dei soggetti attraverso l’esperienza stessa: “L’educazione è svolgimento dentro, mediante e per l’esperienza” (Dewey, [1938] 2014, p. 14). L’esperienza, cioè, è sia il fine che il mezzo dell’educazione, la quale di conseguenza è autentica se genera esperienze di qualità, capaci di vivere fecondamente nel futuro dei soggetti, sollecitandone una crescita, un progressivo arricchimento esistenziale. Ciò diviene possibile se l’organizzazione delle attività e il metodo educativo che si impiega permettono di instaurare un circolo virtuoso tra fare e riflettere, tra agire e osservare gli effetti dell’azione, promuovendo l’integrazione organica dei due principi che secondo Dewey costituiscono la base per ogni effettivo apprendimento esperienziale: la transazione  ̶  ossia lo scambio interattivo fra individuo e ambiente, che è compito dell’educatore e dell’insegnante regolare tramite la progettazione e l’allestimento di un certo ambiente fisico e sociale  ̶  e la continuità, vale a dire l’idea che qualsiasi attività formativa che si propone agli educandi debba riallacciarsi alle loro esperienze e capacità pregresse e al contempo debba aprire nuovi spazi di pensiero e di azione (Dewey, [1938] 2014).

 


 

BIBLIOGRAFIA
Cambi, Franco. 2003. Manuale di storia della pedagogia. Roma-Bari: Laterza.
Dewey, John. (1916) 1965. Democrazia e educazione. Firenze: La Nuova Italia.
Dewey, John. (1938) 2014. Esperienza e educazione. Milano: Raffaello Cortina Editore.

 


 

PER L’APPROFONDIMENTO E LA RICERCA

Dewey, John (1897) 1950. Il mio credo pedagogico. In L’educazione di oggi, Firenze: La Nuova Italia.
Dewey, John (1899) 1993. Scuola e società. Firenze: La Nuova Italia.
Dewey, John. (1900-1916) 2008. Logica sperimentale. Teoria naturalistica della conoscenza e del pensiero. Macerata: Quodiblet.
Dewey, John. (1910) 1961. Come pensiamo. Una riformulazione del rapporto tra il pensiero riflessivo e l’educazione. Firenze: La Nuova Italia.
Dewey, John. (1925) 1990. Esperienza e Natura. Milano: Mursia.
Dewey, John. (1929) 1967. Le fonti di una scienza dell’educazione. Firenze: La Nuova Italia.
Dewey, John. (1934) 1951. L’arte come esperienza. Firenze: La Nuova Italia.
Dewey, John. (1938) 1949. Logica, teoria dell’indagine. Torino: Einaudi.