Conoscenza situata

A cura di Valerio Ferro Allodola

 

Il concetto di “apprendimento situato” è stato sviluppato dall’etnologa Jean Lave, in collaborazione con Etienne Wenger e indica che l’apprendimento si sviluppa normalmente come risultato (Lave, Wenger, 2006):

  • del coinvolgimento in attività specifiche;
  • in precisi contesti;
  • nel rapporto con le altre persone.

Secondo questa teoria, l’apprendimento non si configura come una pratica individuale e svincolata dalle dinamiche e dal contesto di appartenenza ma, all’opposto, attraverso attività sociali e partecipative, non solo meramente di tipo cognitive (trasferimento di conoscenze) ed individuali.

A questo proposito Lave e Wenger (2006) propongono una radicale reinterpretazione del concetto di apprendimento, sostenendo che l’apprendimento non può essere considerato come il risultato indotto dall’insegnamento, ma è inteso piuttosto come una pratica sociale, cioè un processo attivo che avviene all’interno di un framework partecipativo, socio-culturalmente e storicamente collocato.

L’apprendimento situato fa riferimento al rapporto tra apprendimento e le situazioni sociali in cui esso si verifica e si preoccupa, in particolare, delle forme di partecipazione sociale che forniscono il contesto appropriato al compiersi dell’apprendimento (Fabbri, 2007; Wenger, 2006; Lave, Wenger, 2006). Piuttosto che circoscrivere l’apprendimento come acquisizione di conoscenze preposizionali, Lave e Wenger lo collocano nel contesto di specifiche forme di compartecipazione sociale. L’individuo che apprende non acquisisce una quantità definita di conoscenze astratte da applicare in altri contesti, ma acquisisce l’abilità di agire impegnandosi effettivamente nel contesto di riferimento per risolvere i problemi e le richieste della pratica (Fabbri, 2007).

I principi di fondo dell’apprendimento situato sono:

  • la conoscenza deve essere presentata in un ambiente realistico, dove tipicamente quel tipo di conoscenza è richiesto;
  • l’apprendimento si verifica come funzione dell’attività, del contesto e della cultura in cui avviene;
  • l’apprendimento richiede interazione sociale e collaborazione.

Tale sfondo teorico, che interpreta l’apprendimento come un’acquisizione sociale nella cornice complessa di una comunità di pratiche, permette il recupero di una concezione diversa di socializzazione, spendibile anche in campo professionale, in cui il novizio svolge un ruolo attivo e co-costruisce l’innovazione ed il cambiamento assieme all’esperto.

Le aziende, ad esempio, in questo periodo di profondi mutamenti culturali, sociali e tecnologici sono fortemente chiamate a riorganizzare e adeguare costantemente le proprie competenze. La conoscenza che interessa alle aziende è innanzitutto quella pratica, utile a risolvere problemi, a trovare soluzioni e idee in modo collaborativo, attingendo al sapere e alle esperienze di tutti. È, appunto, un tipo di sapere “situato”, connesso al saper fare, alle esperienze lavorative, alle lezioni apprese sul campo, che fa economizzare tempo e che costituisce un beneficio concretamente e immediatamente percettibile. Ogni attore organizzativo – novizio ed esperto – possiede un sapere utile e spendibile (esplicito ed implicito) per la comunità di cui fa parte che – se fatto emergere, condiviso e negoziato insieme in un progetto mirato – può generare nuove conoscenze utili per creare sviluppo ed innovazione.

 


 

BIBLIOGRAFIA

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PER L’APPROFONDIMENTO E LA RICERCA

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