Differenze, inclusione e partecipazione nell’ambito del sistema formativo integrato scuola-extrascuola

di Pasquale Renna

 

Il sistema formativo integrato scuola-extrascuola (studiato molto approfonditamente da pedagogisti di grande caratura come Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva, Vincenzo Sarracino e Paolo Orefice, per non citare che i più celebri) si caratterizza per la cooperazione sinergica tra istituzioni e agenzie formative e si nutre della felice convivenza delle differenze.

A ‘baricentro’ del futuro sistema formativo (scolastico ed extrascolastico) sta dunque il traguardo della integrazione longitudinale (tra i gradi ‘interni’ del sistema scolastico: materna-elementare-media-superiore) e trasversale (tra scuola del Nord e scuola del Sud, tra sistema scolastico e agenzie informative e formative del territorio).

Un traguardo – questo – che può essere espugnato a patto di assicurare centralità formativa all’intera rete nazionale della scuola pubblica dello Stato nonché alle agenzie di territorio intenzionalmente (perché storiche, permanenti) formative: quali la famiglia, gli Enti locali, l’Associazionismo e il Privato Sociale.

In altre parole. Una politica unitaria e integrata del sistema formativo (scolastico ed extrascolastico) sembra essere la sola in grado di moltiplicare e disseminare sul territorio una rete delle offerte quale punto ‘qualificante’  per assicurare un effettivo pluralismo di opportunità socioculturali.

Spazi e offerte culturali programmati, dunque. Ma anche ideati-promossi-gestiti da iniziative pubbliche e private, istituzionali e non-istituzionali, permanenti ed effimere: in una visione moderna, attiva, propositiva, responsabile, autonoma della comunità educante.

Il traguardo dell’integrazione e della interconnessione tra le agenzie ‘intenzionalmente’ formative è possibile assicurando centralità culturale sia al sistema scolastico sia alle agenzie storiche di territorio.

[Frabboni F., Per un sistema delle interconnessioni formative Scuola Territorio Mezzogiorno: tre sullo stesso tandem, in Frabboni F., Pinto Minerva F., Trebisacce G. (a cura di), Sistema formativo e Mezzogiorno, La Nuova Italia, Firenze 1990, p. 122.]

 

Il sistema formativo integrato assume come concetto fondamentale quello per cui la formazione del soggetto si snoda lungo l’intero corso dell’esistenza e si nutre della collaborazione tra la scuola, la famiglia, le istituzioni del territorio e l’associazionismo laico e religioso, che formano un vero e proprio quadrilatero formativo.

 

Ognuna delle realtà prima menzionate ha un ruolo preciso e insostitubile nel delineare un sistema coerente di “aule didattiche decentrate”, le quali rappresentano una rete di risorse ognuna delle quali possiede finalità specifiche che confluiscono in un quadro unitario:

[…] la scuola è chiamata a porre alla sua rotonda prevalentemente finalità cognitive; la famiglia a porre alla sua rotonda prevalentemente vissuti affettivi; gli enti locali a porre alla loro rotonda prevalentemente occasioni espressivo-creative; l’associazionismo a porre alla sua rotonda prevalentemente esperienze aggregative ed etico-sociali; il mondo del lavoro a porre alla sua rotonda prevalentemente cifre di collaborazione, di impegno e di solidarismo; le chiese a porre alla loro rotonda prevalentemente orizzonti di fede e di trascendenza. […] Non più una scuola corpo separato dalla maglia delle istituzioni formative e delle strutture sociali del territorio. Ma un sistema di istruzione che stipuli una comunicazione multipla con la città (borgata, quartiere, paese). Una relazione di scambio e di comunione dei reciproci beni culturali secondo la felice immagine di un sistema scolastico che esce quotidianamente nell’ambiente per elevare i suoi patrimoni e le sue risorse ad aule didattiche decentrate. Come dire, il <<mattone>> (la città) e il <<ciuffo d’erba>> (il paesaggio naturale) come segni di cultura, come alfabetieri linguistici e multiblocchi logici. Come primi libri di lettura, come primi abbecedari di comunicazione e di conoscenza.

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p. 262]

Il ruolo della Scuola, nell’ottica del Sistema Formativo Integrato, è un ruolo di sintesi cognitiva, avente la finalità cognitiva e formativa di opporsi, proprio mediante tale ruolo di sintesi che si traduce inevitabilmente nella promozione di coscienze libere, critiche e creative, in grado di opporsi ai diktat di un Mercato sempre più pervasivo e omologante. Il ruolo della Scuola, nell’ottica del Sistema Formativo Integrato, è anche un ruolo di sintesi affettiva, nel quale le pratiche dell’ascolto, del dialogo, della cooperazione e del reciproco sostegno si traducono in pratiche di resistenza all’individualismo e al narcisismo esasperati di una società “vetrinizzata” (Gallelli, 2012).

Soltanto in una scuola delle competenze e del pensiero plurale gli allievi potranno affrontare questa impresa titanica: essere in grado di cogliere e allacciare i fili di una matassa cognitiva al fine di comprendere i nessi che legano insieme i tanti anelli sparsi delle conoscenze. A meno che le politiche dell’istruzione – come quelle populiste-regressiste – non intendano abbandonare le prime età generazionali, attonite e impotenti, tra flutti massmediatici che formattano inesorabilmente menti plebiscitarie e devote al consenso. […] Mai va rimossa nella scuola la centralità formativa della relazione interpersonale: il dialogo, l’ascolto, l’amicizia, la disponibilità, la cooperazione.

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p. 274]

Il ruolo della Famiglia, nell’ottica del Sistema Formativo Integrato, è un ruolo di promozione di vissuti affettivi in grado, da un lato, di incoraggiare percorsi che conducano alla piena  coscienza di sé della persona e, dall’altro, che conducano all’apprendimento di pratiche di solidarietà e di collaborazione che divengono, nel contesto dell’individualismo estremo della società dei consumi, tacite espressioni di resistenza e di promozione di un umanesimo ecologico, nel quale la convivialità divenga cifra di stili di vita da promuovere in ogni ambito esistenziale.

…difficile compito di fungere da prima guida della vettura che porta alla formazione integrale di una persona (a partire dai bambini e dagli adolescenti), che sappia contrastare con successo i processi di massificazione generati dalla società dei consumi e della cultura mediatica. Sono onde lunghe espropriano la sua singolarità (l’irriducibilità, l’irripetibilità, l’inviolabilità: quanto a parole, sentimenti, pensieri, utopie, sogni). […] Una singolarità chiamata a una doppia sfida. La prima sfida è possibile se dispone delle frecce della differenza e della vitalità culturale, emotiva, creativa: le sole in grado di respingere l’appiattimento della sfera cognitiva ed estetica; la seconda sfida è possibile se dispone delle frecce dell’intelligenza critica e della moralità individuale per rintuzzare il dilagante conformismo e manicheismo dei modi di pensare e di vivere confezionati dall’industria dei consumi di massa.

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p. 278]

Il ruolo degli Enti Locali, nell’ottica del Sistema Formativo Integrato, è un ruolo di promozione di occasioni espressivo-creative. Ciò significa assumersi un ruolo di orientamento soprattutto delle grandi potenzialità del mondo giovanile, in modo che esse possano essere occasione di promozione di abilità che sappiano tradursi, nel più ampio contesto civico e sociale, in occasioni di promozione culturale e di sensibilizzazione verso le pratiche di solidarietà. Nel contesto attuale, in cui la crisi economica rischia di ledere pesantemente la coesione sociale per promuovere un individualismo sempre più spietato e disperato, il ruolo degli Enti locali assume una forte connotazione etica, soprattutto qualora si orienti verso l’inclusione delle differenze e la promozione della valorizzazione e dell’apprezzamento del contributo positivo che le diversità possono offire al bene comune.

Per quanto attiene agli ‘spazi’ (sedi, organizzazione, strutture), l’estensione e la qualità dei servizi socio-culturali passano indubbiamente per un riequilibrio territoriale delle risorse: finalizzato all’utilizzo della rete istituzionale e associativa che assolve una funzione pubblica. Questo è possibile costituendo nel nostro paese un sistema pubblico nazionale dei servizi formativi per i giovani volto a federare insieme risorse e opportunità disponibili presso gli enti locali e il privato sociale: cattolico e laico. Per fare parte del […] sistema dei servizi […] è necessario che gli spazi aggregativi (centri giovani e associazioni non-profit) siano disponibili sia a modellarsi in soluzioni istituzionali sufficientemente ‘omogenee’ (per finalità formative, per gestione sociale, per modelli organizzativi) sia a programmare collegialmente le linee di sviluppo di spazi di aggregazione coerenti (in sintonia) con il progetto quadro elaborato dall’organismo deputato alla progettazione di una politica unitaria di territorio: la Regione. La voglia di vivere dentro – nel sociale, nel civile, nelle istituzioni, nei movimenti – richiede spazi adeguati (strutture funzionali agli obiettivi associazionistici) e vocazioni civili (diffusa tensione alla partecipazione e all’impegno). […] Traguardo perseguibile, ma a un patto. Che lo Stato inverta la rotta delle sue politiche socio-educative a favore delle giovani generazioni. Punteggiate sovente da ambigui comportamenti neoliberisti anche nel campo delle istituzioni scolastiche e dei servizi sociali e culturali. Questa, la tesi cara ai partiti dell’arcipelago ‘fai da te’ di casa nostra: sottraiamo allo Stato le sue velleitarie e costose progettazioni delle linee di sviluppo del paese. Sono scelte e gestioni che spettano ad altri: alla Confindustria il progetto guida dell’economia (uguale: neoliberismo) e al singolo cittadino la scelta dei servizi formativi e culturali (uguale: scuola e aggregazione giovanile a domanda individuale e a pagamento).

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, pp. 283-284]

 

Il ruolo dell’Associazionismo, nell’ottica del Sistema Formativo Integrato, è un ruolo di promozione di esperienze aggregative ed etico-sociali. Tali esperienze hanno un ruolo essenziale nell’ottica dello sviluppo di una rete di relazioni che promuovano la coesione sociale e, soprattutto, l’intercultura come concreto stile di vita. In un mondo sempre più caratterizzato da migrazioni di interi popoli l’associazionismo può svolgere un ruolo essenziale nella valorizzazione delle potenzialità positive dei singoli e dei gruppi a vantaggio dell’intera collettività.

L’associazionismo si propone, pertanto, quale risorsa pedagogica irrinunciabile per lo sviluppo – democratico e pluralistico – di una nazione aperta alle frontiere dell’Unione Europea. Questa convinzione di principio – arricchita dalla consapevolezza dei cospicui meriti acquisiti dall’associazionismo quale compagno di viaggio delle giovani generazioni – ci porta a raccomandare alle legislazioni regionali di affermare e siglare (formalmente) il principio di sussidiarietà a favore dei movimenti associazionistici attivamente impegnati sul fronte dell’aggregazione e dell’acculturazione giovanile.

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p. 284]

Quanto detto sopra è volto a dimostrare come il Sistema formativo integrato sia di fondamenatale importanza nell’ottica della promozione della Cultura delle Differenze. Oggi si parla di reti di conoscenze e di relazioni in riferimento alla capacità degli strumenti tecnologici ormai alla portata di tutti di connettere soggetti, esperienze e pratiche. Tuttavia, il sistema delle connessioni tra singoli e collettività dal livello-base della famiglia al livello più ampio della collettività sociale e politica necessita di essere orientato in un’ottica formativa e, soprattutto, sensibile alle differenze. Il Sistema Formativo Integrato, in tal senso, si propone come un efficace congegno pedagogico di connessione formativa che, come nei cerchi concentrici prodotti da un sassolino caduto nello stagno, produce effetti positivi a livelli sempre più ampi di azione sociale e  politica.

Per assicurare il massimo respiro ai processi di socializzazione / alfabetizzazione, il sistema formativo (la scuola e l’extrascuola) ha il dovere di educare al rispetto della molteplicità delle culture: possibile, a patto di promuovere una precoce conoscenza e coscienza multiculturale. Questo significa costruire progetti socio-educativi finalizzati a prevenire il sorgere di mentalità etnocentriche, intolleranti nei confronti delle culture altre. Per conquistare l’obiettivo di una precoce mentalità internazionale (non etnocentrica), il sistema formativo va posto nelle condizioni di consolidare il ruolo nevralgico di cui gode quale luogo di iniziazione a una pedagogia della persona colorata: in grado di accogliere-rispettare-valorizzare i tanti volti antropologici dei giovani che lo popolano. In questa prospettiva, scuola ed extrascuola possono offrirsi da eccellenti sedi educative di decondizionamento etnocentrico: smacchiando e azzerando la formazione di ‘stereotipi’ (pregiudizi, asssiomi, dogmatismi) veicolati dai mass media.

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p.  286]

Oggi è abilmente dissimulato dalle logiche del Mercato-Mediatico, il fatto che il sistema dei media della comunicazione sia gravemente inficiato dal rischio di un loro utilizzo meramente consumistico il quale, coinvolgendo le persone nelle fitte trame dei social networks e dei più evoluti strumenti tecnologici di consumo di massa, faccia dell’uomo stesso un fantoccio mediatico dall’identità dissimulata, depauperandolo delle immense possibilità che è possibile sviluppare attingendo alle forze vive dell’incontro e del confronto sincero. Per conseguire l’obiettivo della formazione di una soggettività relazionalmente e intellettivamente ricca, è necessario porre le immense possibilità del Mediatico non al servizio del Mercato, ma della Persona. Per far ciò si rende necessario integrare gli sforzi delle agenzie formative volgendole a servizio dell’autentico sviluppo delle potenzialità umane.

[L’obiettivo pedagogico del sistema formativo integrato, N.d.R.] è perseguibile a condizione di porre le agenzie intenzionalmente formative nel ruolo pedagogico di contrastare  la proliferazione-disseminazione delle offerte di mercato. Traguardo possibile potenziando la rete delle istituzioni e dei servizi formativi e la conseguente loro conversione in aule didattiche decentrate a disposizione di un’ampia utenza della città: scolastica, extrascolastica e post-scolastica.

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, p. 265]

 

L’alternativa è dunque possibile a patto di inaugurare un rapporto di interazione comunicativa tra la cultura del dentro scuola e quella del fuori scuola secondo linee di complementarietà e di progressiva interazione culturale. Questo richiede che il territorio sia messo nelle condizioni di disporre di molteplici opportunità formative: sia di natura istituzionale (biblioteche, musei, mediateche, atelier, centri sportivi e ricreativi, nonché la ramificata rete dell’associazionismo e del privato sociale), sia di natura non istituzionale (i beni paesaggistici, monumentali, artistici e i servizi commerciali, sociali e culturali).

[Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Editori Laterza, Roma-Bari 2013, pp. 265-266]

L’obiettivo della formazione di soggettività libere, creative, critiche, autentiche e dialogiche può essere conseguito a patto di tener fermo l’obiettivo dell’inclusione sociale e politica delle differenze, l’alternativa alla quale è la disseminazione e la parcellizzazione, quando non si cade nelle derive della ghettizzazione e dell’emarginazione, delle soggettività umane ridotte a meri strumenti di consumo.

D’altra parte, non si può parlare di scuola inclusiva se non all’interno di un sistema formativo integrato di tipo inclusivo che, ovviamente, va opportunamente ancorato ad un sistema sociale e culturale sensibilmente aperto all’inclusione. Il congegno è complicato ma ineludibile: la possibilità per la scuola di contastare l’esclusione sociale richiede, al contempo, una rete di sostegno nel partenariato fra tutti gli attori sociali, pubblici e privati. Ciò non toglie, tuttavia, che l’ambito della teoria-prassi pedagogica e didattica svolge un ruolo chiave all’interno dei mutamenti sociali e culturali che fanno da sfondo – e, come detto, da sostegno – al concretizzarsi della lotta all’esclusione sociale.

[Gallelli R., Educare alle differenze. Il gioco e il giocare in una didattica inclusiva, Franco Angeli, Milano 2012, p. 13]

 

 


 

BBIBLIOGRAFIA

 

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