A cura di Lorella Giannandrea
Nei contesti educativi in generale e nel nido in particolare l’osservazione è lo strumento che gli educatori usano per conoscere, raccogliere indizi e dettagli, prestare attenzione ai fatti e agli eventi che caratterizzano le situazioni e le relazioni che si strutturano tra i protagonisti della situazione educativa. Si tratta dunque di un’osservazione che ha una finalità espressamente descrittiva, fatta allo scopo di comprendere, descrivere con chiarezza elementi e relazioni, individuare fenomeni per poter affrontare le questioni in termini operativi. È opportuno evitare una postura valutativa, per potersi porre di fronte agli eventi da osservare in un atteggiamento di attenzione consapevole e non orientata da giudizi di valore e da preconcetti.
In questa accezione l’osservazione può essere considerata essa stessa una risorsa educativa, capace di modificare la comprensione della situazione e di orientare correttamente l’intervento dell’educatore: “Postura e nel contempo attività cognitiva, l’osservazione consente a ciascuno di raccogliere le informazioni necessarie a comprendere le situazioni, i fatti della vita, e per decidere in base ai fatti raccolti come muoversi e che direzione o finalità dare alla proprie azioni. Questa procedura consiste […] nel cogliere e raccogliere una mole di dati (fatti comportamenti, discorsi) sugli eventi a cui si presta attenzione per giungere ad una interpretazione fondata, per quanto provvisoria, dei significati stessi” (Bove e Braga, 2014, p.276).
È quindi necessario supportare l’educatore nel difficile compito di osservare non solo cosa fanno i singoli, ma anche cosa avviene tra i diversi soggetti, tra bambini e adulti, tenendo conto della complessità e della dinamicità degli eventi relazionali. In questa complessa operazione possono essere utili strumenti che aiutano a concentrare l’attenzione su aspetti specifici e a portare avanti l’osservazione in maniera più efficace. Le check-list sono esempi di strumenti di questo tipo.
La check-list è un elenco di comportamenti preselezionati di cui si vuole accertare la presenza o misurare la frequenza, in un determinato intervallo di tempo, identificandoli nel momento stesso in cui si manifestano. Una definizione di check-list è fornita da Scholmerich e Lamb, che in un saggio sull’osservazione delle interazioni padre/bambino e madre/bambino scrivono: “le check-list comportamentali sono costituite da liste di comportamenti più o meno rigorosamente definiti (quali, ad esempio “il padre vocalizza”, “il bambino sputa il cibo”) che vengono accertati (checked) in intervalli predefiniti di tempo da osservatori che sono stati sottoposti ad un training specifico” (1992, p. 77). Si tratta quindi di predefinire un elenco di comportamenti da osservare pensando a ciò che potrebbe accadere in una specifica situazione, e, successivamente, utilizzare l’elenco, annotando per ciascun comportamento la presenza o l’assenza e, eventualmente la frequenza con cui questo comportamento si manifesta. Più l’elenco è predisposto in maniera accurata e completa, più sarà efficace ed esaustiva la rilevazione.
Il fatto di appoggiarsi ad un elenco predefinito di elementi presenta diversi vantaggi, perché permette di sistematizzare l’osservazione, rilevando la presenza di un oggetto, di un comportamento o di un fenomeno senza formulare giudizi di valore. D’altra parte permette di controllare l’intuitività e la soggettività sempre associate al momento osservativo.
Di seguito riportiamo due esempi di check-list utilizzate per l’osservazione dei bambini di asilo nido, utili a mostrare la composizione dello strumento e il suo utilizzo. Per ulteriori approfondimenti si rimanda agli articoli citati in bibliografia che descrivono nel dettaglio le esperienze citate.
Il primo esempio è una check-list per l’osservazione del temperamento dei bambini di asilo nido (Rothbart et al., 2001). È stata utilizzata dal gruppo di lavoro Progetto Asilo Nido e descritta in un articolo della psicologa M. De Giorgi. Questo strumento è la traduzione italiana del modello di Thomas & Chess (1977), che definisce il temperamento come la combinazione di 9 indicatori o “tratti” (Attività, Ritmicità, Approccio/ritiro, Adattabilità, Sensibilità agli stimoli fisici, Intensità, Stato d’animo, Distraibilità, Persistenza). Esso consente agli educatori di stabilire il livello dei tratti temperamentali presenti in ciascun bambino per sviluppare su questa base percorsi individualizzati per ciascun bambino. L’uso della check-list permette inoltre di costruire un grafico del temperamento per ogni soggetto osservato.
Di seguito si riporta la tabella da utilizzare per ciascun bambino
ATTIVITÀ | |||
Livello di attività fisica basso:
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Livello di attività fisica alto
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RITMICITÀ | |||
Livello di regolarità biologica alto:
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Livello di regolarità biologica basso:
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APPROCCIO/RITIRO | |||
Tendenza all’approccio:
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Tendenza al ritiro:
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ADATTABILITÀ | |||
Facilità ad accettare i cambiamenti:
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Difficoltà ad accettare i cambiamenti:
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SENSIBILITÀ AGLI STIMOLI FISICI | |||
Soglia di percezione alta:
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Soglia di percezione bassa:
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INTENSITÀ | |||
Intensità emotiva bassa:
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Intensità emotiva alta:
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STATO D’ANIMO | |||
Stato d’animo positivo:
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Stato d’animo negativo:
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DISTRAIBILITÀ | |||
Distraibilità bassa:
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Distraibilità alta:
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PERSISTENZA | |||
Persistenza alta:
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Persistenza bassa:
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(Tratto da M. De Giorgi, Checklist di osservazione Temperamento, reperibile in Internet http://www.progettoasilonido.org/index.php/teoria-e-pratica-al-nido/progetto-educativo/osservazione/198-checklist-di-osservazione-temperamento#checklist_temperamento )
La compilazione della check-list avviene in almeno due momenti diversi di osservazione mirata, uno in una situazione consueta, l’altro in presenza di una situazione imprevista e sconosciuta al bambino e consiste nell’evidenziare i comportamenti che corrispondono alle descrizioni e, successivamente indicare con una x nelle colonne centrali la casella che corrisponde al maggior numero di comportamenti osservati. Collegando le diverse x si ottiene il grafico del temperamento.
Un diverso esempio di check-list, significativo per comprendere come possono essere elaborati i codici, è fornito dalla ricerca di P. Venuti (1992) sulle tendenze aggressive dei bambini, che individua quattro sezioni: attività, situazioni a rischio, comportamenti aggressivi, comportamenti non aggressivi. Ciascuna sezione raccoglie diverse categorie di comportamenti, che si articolano in ulteriori descrittori.
1) Attività: include le varie attività compiute dal bambino nel corso di un momento di gioco libero videoregistrato. Si può trattare di attività ludiche di osservazione del gioco degli altri, in ogni caso di attività non aggressive. L’analisi di questi comportamenti serve a fornire un quadro della capacità di interagire del bambino.
2) Situazioni a rischio: si raccolgono in questa sezione tutte quelle situazioni indicate dall’analisi della letteratura e da precedenti ricerche, come facilitanti l’emissione dei comportamenti aggressivi (situazioni frustranti, situazioni di contesa, ecc.)
3) Comportamenti aggressivi: sono definiti in questa sezione tutti quei comportamenti volti a provocare un danno alla persona o alla cosa verso cui sono diretti.
4) Comportamenti non aggressivi: s’intendono tutti quei comportamenti che hanno la funzione di allontanare, evitare o ridurre la tensione, il conflitto dopo essersi trovati coinvolti o in situazioni a rischio o in comportamenti aggressivi.
La tabella seguente mostra l’articolazione della categoria dei comportamenti aggressivi, che si suddivide in 8 sottosezioni che raggruppano tutti i tipi di comportamento in cui è presente l’intenzione di danneggiare o colpire qualcuno. Quello che segue è l’elenco dei comportamenti aggressivi di minaccia, sezione CA6.
- Minacciare verbalmente;
- Puntare il dito;
- Fissare lo sguardo;
- Gesto del percuotere;
- Gesto del mordere;
- Gesto dello spingere.
Dagli esempi mostrati si può evincere che la costruzione di una check-list può essere impostata a partire da una fase preliminare e preparatoria in cui si debbono studiare i comportamenti e gli atteggiamenti che possono verificarsi in una situazione o in un determinato contesto. I comportamenti individuati devono essere poi raggruppati in categorie e per ciascun comportamento deve essere fornita una definizione per quanto possibile descrittiva e operativa. È essenziale che le categorie dei comportamenti siano omogenee tra loro rispetto al tipo di comportamento da rilevare. A questo proposito di solito si distinguono due tipologie di categorie (Venuti, 2001): si parla di micro categorie quando si fa riferimento ad unità comportamentali che individuano una sola azione di tipo morfologico o funzionale (ad esempio: sorride, solleva lo sguardo, lascia il giocattolo, parla con il compagno). Si definiscono macro categorie quelle che sono costituite da una sequenza di comportamenti (ad esempio: è in grado di collaborare con i compagni durante il gioco). Successivamente si passa a comporre la lista dei comportamenti e a costruire la tabella che servirà per la rilevazione.
BIBLIOGRAFIA
Bove, C., & Braga, P. (2014). Il Nido come laboratorio di ricerca: osservare e osservar(si) nei contesti educativi per l’infanzia. In F.L. Zaninelli (a cura di), Contesti e temi educativi zero-tre anni (pp. 273-295). Parma : Junior- Spaggiari.
De Giorgi, M. (n.d.). Checklist di osservazione Temperamento, reperibile in Internet http://www.progettoasilonido.org/index.php/teoria-e-pratica-al-nido/progetto-educativo/osservazione/198-checklist-di-osservazione-temperamento#checklist_temperamento (consultato il 7/2/2017).
Rothbart, M. K., Chew, K. H., & Gartstein, M. A. (2001). Assessment of temperament in early development. In L. T. Singer & P. S. Zeskind (Eds.), Biobehavioral assessment of the infant (pp. 190–208). New York: Guilford Press.
Scholmerich A., Lamb Michael E. (1992). Check-list comportamentali nella ricerca sulle interazioni madre-bambino e padre-bambino, in “Età evolutiva”, n. 41, 1992, pp. 77-85.
Thomas, A. & Chess, S. (1977). Temperament and development. New York: Brunner/Mazel.
Venuti, P. (1992). Le tendenze aggressive nei bambini piccoli. Una check-list per la rilevazione dei comportamenti aggressivi in situazioni di gioco libero, in “Età evolutiva”, n. 41, 1992, pp.101-109.
Venuti P. (2001) L’osservazione del bambino: ricerca psicologica e pratica clinica, Roma: Carocci.