Sistema, la prospettiva aperta dalla TGS

a cura di Angela Perucca [1]

 

L’umanità sapeva come ridurre se stessa all’infelicità

molto tempo prima che si potesse parlare

di una qualsiasi scienza”

(L. von Bertalanffy, Il Sistema Uomo, p.19)

Lo sviluppo della conoscenza nei molteplici sistemi di sapere pone attualmente due fondamentali esigenze: quella che nasce dal riscontro delle interconnessioni fra diverse aree disciplinari e quella di una comprensione dei fenomeni non lineari e non riduttivamente spiegabili con logiche causali e unidirezionali.

Nella ricerca scientifica non risulta più sostenibile la riduzione ad elementi, la ricerca analitica delle parti, dei rapporti causali semplici, delle funzioni elementari, ci si rende conto che la scomposizione dei processi può aiutare ad illuminare molti aspetti dei fenomeni complessi, ma non riesce ad esaurirne la spiegazione. All’accrescimento quantitativo e qualitativo degli strumenti tecnologici di comunicazione, che rompono l’arroccamento difensivo delle aree disciplinari, al rinnovamento nei metodi di ricerca e nella catalogazione delle conoscenze non può che corrispondere un diverso approccio all’indagine conoscitiva.

L’esigenza di un punto di vista interdisciplinare è perciò sempre più avvertita, anche se incontra la difficoltà di coniugare prospettive diverse, linguaggi e metodi specialistici nell’esame di uno stesso oggetto di studio.

In questo contesto nasce la teoria generale dei sistemi (TGS) che, senza la pretesa di giungere a realizzare il programma della Scuola di Vienna per una scienza unitaria, avverte le suggestioni della teoria degli insiemi e supera i limiti del formalismo matematico, per cogliere la dimensione unitaria e dinamico relazionale degli oggetti di indagine.

Il biologo Ludwig von Bertalanffy parte dal concetto di organismo per sostenere che l’unico modo per comprendere la natura di un essere vivente è quello di coglierne la realtà nella sua natura sistemica e questo non sarebbe possibile attraverso la analitica scomposizione dei suoi elementi. I concetti di omeostasi, di entropia, di autoregolazione sono fra i più fecondi risultati di questo nuovo atteggiamento di indagine che induce a guardare alla realtà con ottica olistica.

Già nel 1928 L. Bertalanffy aveva sostenuto una teoria organicistica ed aveva operato una critica severa della “filosofia positivistica-meccanicistica-comportamentistica”[2] e, rifacendosi all’orientamento organico evolutivo di H. Werner[3] in psicologia e alla considerazione della sociologia come scienza dei sistemi sociali di Sorokin[4],  affermava: – la concezione del sistema come un tutto in contrasto con il punto di vista analitico e sommativo; – la concezione dinamica in contrasto con le concezioni statiche e meccanicistiche, – la concezione dell’organismo come attività primaria in contrasto con la concezione della sua reattività primaria[5].

Quando L. Bertalanffy pubblica nel 1967 Il Sistema uomo, sostiene che: “l’organismo deve essere compreso come un tutto …  il tutto contiene qualcosa di più della somma delle parti”, occorre fare ricorso a “leggi compositive ben più complesse di quelle di tipo puramente additivo” e considerare i sistemi viventi nelle interconnessioni ed interazioni con l’ambiente[6]. Afferma così il concetto organicistico in psicologia e in biologia, critica la sociologia dell’uomo robot e definisce i limiti della cibernetica alla quale riconosce un tentativo nuovo di spiegazione del comportamento, ma critica come riduttivo il concetto di feedback. Egli giunge alla prima formulazione del concetto di organismo come sistema aperto con caratteri di autoorganizzazione e differenziazione non spiegabili con la mutazione casuale e la selezione naturale[7].

Quando viene alla luce la sua opera più nota General System Theory, nel 1968[8] biologia, medicina, chimica, fisica hanno, in diverso modo, dovuto constatare che le proprietà del tutto  – sia esso un sistema organico, meccanico o cibernetico – non sono riducibili soltanto alla somma delle proprietà e delle funzioni delle diverse parti che lo compongono.

Rifacendosi ai lavori di T. Kuhn, presenta la sua teoria come un “nuovo paradigma nell’ambito del pensiero scientifico”[9], estensibile ai diversi campi della ricerca e della conoscenza: “il pensare in termini di sistemi gioca un ruolo dominante in un ampio intervallo di settori che va dalle imprese industriali e dagli armamenti sino ai temi più misteriosi della scienza pura”[10]. Il problema della complessità organica e dinamica dei fenomeni si era presentato anche nelle scienze umane, dalla psicologia alla sociologia, dall’economia alla antropologia, ecc. e richiedeva una elaborazione teorica.

Si tratta però di intendersi sulla nozione di sistema.

Il sistema è un insieme vivo di interazioni complesse non sezionabile in strutture e funzioni a prescindere dalle risorse, talvolta imprevedibili, insite nel sistema stesso in quanto tale e nelle sue interazioni con l’ambiente.

L’approccio sistemico offre strumenti di comprensione e di governo della complessità in quanto assume la complessità anche nei suoi spazi di indeterminazione e nei suoi aspetti dinamici ed evolutivi.

Un sistema viene considerato nella sua attività e processualità dinamica, vista sia in ordine alla ricerca di equilibri (omeostasi) che alla rottura degli equilibri (antiomeostasi) con particolare attenzione per i momenti critici e per le tensioni adattive.

Nella considerazione dell’approccio sistemico alla conoscenza dei fenomeni complessi preme avvertire che le suggestioni dell’approccio sistemico e le applicazioni della TGS vanno oltre la definizione di un metodo di rappresentazione analogica della realtà.

Dietro il diffondersi dei termini sistema, sistemico, spesso usati o introdotti per omaggio alla moda, permangono troppo spesso istanze di organizzazione sistematica e manca una nuova ottica nella considerazione della realtà e della sua complessità dinamica così che tutto ricade nell’ambito vischioso e sterile delle pretese di spiegazione sistematica, schematica ed esaustiva.

Anche nello studio delle dinamiche dell’agire organizzativo in riferimento ai diversi contesti di formazione (come anche di produzione) quel che conta è l’attenzione alla globalità dinamica dei processi, sia in riferimento al sistema che evolve e diviene secondo proprie dinamiche, che in riferimento al contesto in cui il sistema si colloca. I processi di apprendimento organizzativo e di sviluppo risultano facilitati qualora si comprenda e si gestisca opportunamente la progressiva partecipazione a strutture relazionali via via più complesse e si offra adeguata promozione ai processi di interazione attiva, alla consapevolezza dell’ambiente, alla capacità di accettarlo e di trasformarlo, alle transizioni verso contesti sempre più articolati ed estesi. Tutto questo ha condotto a quella prospettiva di indagine che oggi si suole chiamare approccio ecologico-sistemico (V. Bronfenbrenner).

La prospettiva aperta dalla TGS è ben diversa da quanto emerge, ad esempio, dalla tradizione filosofica, che pure aveva elaborato e valorizzato l’idea di sistema. In quel caso, tuttavia, la nozione di sistema ha spesso assunto i connotati della completezza, della esaustività, della definizione, della chiusura, perdendo di vista, il movimento, il dinamismo, la crescita, come invece oggi si intende quando si discute di approccio sistemico.

In buona sostanza le indicazioni che vengono da L. Bertalanffy e che qui si raccolgono e si utilizzano, all’interno dei discorsi riguardanti l’agire organizzativo, stanno a richiamare quell’idea di sistema che si sostanzia nell’attenzione alla globalità dinamica dei processi, che tiene perciò conto delle prospettive dinamiche, delle possibilità di apprendimento, delle possibili occasioni di cambiamento che derivano dallo scambio interattivo con il contesto. Anzi, si potrebbe dire, conclusivamente, che il contesto è sistema, così come il sistema è contesto.

 


 

[1] Angela Perucca, psicologa e pedagogista, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale, ha svolto la sua carriera presso l’Università del Salento ed oggi insegna nella Università Telematica Pegaso di Napoli.

[2] L. von Bertalanffy, Modern Theories of Developement Oxford University Press, New York: Harper, 1933  [Kritische Theorie der Formbildung, 1928]

[3] Cfr. H. Werner (1926), Psicologia comparata dello sviluppo, tr. it., Giunti-Barbera, Firenze 1970.

[4] Cfr. P. A. Sorokin (1928), Storia delle teorie sociologiche, Citta Nuova, Roma 1974.

[5] L. von Bertalanffy, Il Sistema Uomo, tr. it, ILI, Milano 1971 [Robots, Men and Minds, New York 1967], pp. 15-18 nella ed. it.

[6] Cfr. Ibidem, pp. 9-12.

[7] Cfr. Ibidem,  p. 95- 110.

[8] L. von Bertalanffy, General System Theory, New York 1968, tr. it., Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppo, applicazioni, ISEDI, Milano 1971.

[9] Ibidem, p. 11

[10] Cfr. Ibidem, pp. 9-12.